Ora, a parte che nessuno sa se davvero siamo su un massimo, va ricordato che un PAC è pensato per investire a intervalli cadenzati, prescindendo dall’andamento dei mercati. Il mantra di chi ricorre al PAC è proprio quello di agire così per ridurre il peso dell’emotività.
Per questo, fermarsi se/quando i prezzi sembrano troppo elevati, oppure diventare timorosi se/quando sembrano scendere troppo, rischia di trasformare un PAC in una sorta di "gestione attiva", quindi di snaturarne la strategia.
Evitare di farsi influenzare dall’incertezza di breve periodo è il cuore del PAC, mentre una gestione "a singhiozzo" rischia di compromettere i benefici della mediazione dei prezzi nel lungo termine.
Inoltre, coloro che si fanno tutte queste seghe mentali, sono sicuri di riuscire a battere costantemente il mercato? Perché se la risposta è “sì”, allora perché fare un PAC? Mentre se fosse “no”, forse sarebbe meglio astenersi dal giudicare e tirare dritto.
Non so voi, ma io credo che un PAC sia l’unico modo per permettere a chiunque di superare l’overdose di informazione che ci permea, evitando di farsi chiudere nell’angolo da ansia ed emotività.