Eccovi un mio articolato pensiero dopo l'insediamento di Trump:
America First: la lezione dell'antica Roma
Il ritorno di Donald Trump e la sua visione "America First" rappresentano un momento cruciale per il futuro delle relazioni internazionali e dell'economia globale.
Come accadde nel passato alla antica Roma, gli Stati Uniti sembrano ridefinire con modalità non troppo dissimili il loro rapporto con il resto del mondo, passando attraverso una concentrazione del potere (a casa loro) e privilegiando i propri interessi.
Questo parallelo ci offre uno spunto per comprendere il presente e immaginare il futuro.
L'inflazione, i dazi e l'egoismo economico americano
Con l’insediamento di Donald Trump, l'America First promette di tradursi in politiche protezionistiche e incentivi fiscali volti a favorire le aziende americane a scapito dei partner internazionali.
Questo approccio, in linea con il messaggio "Make America Great Again" (MAGA), tenderà a rafforzare il predominio economico e militare degli Stati Uniti, penalizzando i paesi meno allineati agli interessi americani.
Un primo segnale già lo vediamo con il dollaro forte e, al contempo, anche i prezzi di petrolio, oro, rame e gas in aumento il che è un’anomalia rispetto al passato.
Questa dinamica colpisce duramente economie come quella europea, costrette a fronteggiare una doppia causa contestuale di inflazione importata, che renderà difficili politiche di stimolo economico per la BCE.
Gli USA e l'Europa: un rapporto asimmetrico
Fino a poco tempo fa, gli Stati Uniti sembravano agire con l’Europa come farebbe un "buon padre di famiglia", proteggendola e consentendo ai loro alleati di prosperare.
Oggi l’approccio sta cambiando. Gli USA tendono a ignorare l’UE come entità unitaria e preferiscono relazioni bilaterali con singoli stati, seguendo un modello che ricorda Roma e il suo rapporto con le province, con le quali trattava singolarmente, facendo accordi e imponendo condizioni separate.
La NATO assomiglia molto alle modalità con cui veniva garantita alle province la cosiddetta Pax Romana: essa infatti ora come allora, garantisce sicurezza ai suoi membri, ma richiede crescenti contributi economici dai paesi che ne fanno parte, che per ottenerla si tassano.
Ciò rafforza la lealtà solidale, ma consolida al contempo il ruolo egemone dell’influenza americana. Inoltre, chiarifica un concetto: sii leale, paga, e io ti difendo, viceversa... (ricordiamoci le minacce recenti di non difendere chi non fa la sua parte finanziariamente)
Trump, in particolare, ha già dichiarato di voler alzare la posta e portare la quota di spesa militare al 5% del PIL per ogni paese membro. Forse non riuscirà del tutto nel proposito, ma questa forzatura di sicuro sposta l’equilibrio, rafforzando l’industria della difesa americana e creando nuove dipendenze economiche.
Parallelamente, sul fronte energetico, gli USA vogliono imporre il loro gas e petrolio (drill baby, drill...) come alternative ai vecchi fornitori, sfruttando la crisi energetica europea a loro vantaggio.
La Brexit potrebbe trovare una nuova chiave di lettura in questo contesto. Il Regno Unito, unico paese europeo realmente strategico, anche grazie al Commonwealth, ha scelto di uscire dall’UE, con gli USA che non hanno mai osteggiato questa decisione, anzi...
La stessa Brexit fu invece assai osteggiata soprattutto dalla Germania, perché ha spostato nettamente i rapporti di forza tra un Europa più debole (in quanto privata di UK) e gli Stati Uniti.
L’attuale declino economico tedesco potrebbe inoltre essere letto come un chiaro "messaggio" americano: "Cari amici europei, avete giocato tanto e a lungo, ora cambierà un po’ il paradigma".
Il rischio di una nuova oligarchia globale
Su queste dinamiche si inserisce anche l'allarme sul rischio oligarchico, lanciato da Joe Biden, che in qualche modo aggiunge un tassello al parallelismo con l’antica Roma, in quanto richiama il declino della fase repubblicana, cui seguì il travaso verso i fasti dell’Impero.