DOVE PREFERISCI NAUFRAGARE?
La scure di Elia
La via della notorietà è irta di tentazioni e di insidie sottili che il diavolo camuffa in modo magistrale per catturare coloro che gli si oppongono e ridurli, consapevoli o meno, al suo servizio. Quando uno gode di un ampio seguito e, a torto o a ragione, si è guadagnata una certa autorevolezza, comincia a scivolare impercettibilmente verso il culto di sé e, di conseguenza, a darsi un’importanza eccessiva. Tuttavia «chi si prende troppo sul serio – celiava l’arguto Chesterton – non è una persona seria».
[...] In qualunque ambiente – ma soprattutto in quello ecclesiastico – l’aggressiva pretesa di indicare ai superiori quel che dovrebbero fare oppure ciò in cui sbagliano è un’arma che si mette loro in mano per essere uccisi. Chiunque (che sia un giornalista o un semplice mestatore) istighi un ministro di Dio a comportarsi così dovrà risponderne a Lui e sarà punito in modo severissimo, non solo nell’altra vita, ma anche già in questa. A nessuna persona sana di mente, a meno che non sia molto disonesta, verrebbe in mente di lanciare una petizione per fare pressione sui cardinali affinché riesaminino la legittimità del Papa. A parte il fatto che tale modo di procedere è del tutto estraneo alla vita ecclesiale, non si vede proprio quale cardinale sarebbe così folle da caricarsi di una tale responsabilità.
Non è questione di paura, come facilmente si insinua da chi non ha nulla da perdere e non sa niente del funzionamento della Chiesa: compiere un passo come quello comporterebbe quasi certamente uno scisma e sarebbe comunque iniziativa di una piccola minoranza di cardinali, che passerebbero alla storia come colpevoli di uno dei delitti più gravi e darebbero ragione agli attuali detentori del potere. Nessun vero cattolico è disposto, non dico a volere, ma neppure solo a immaginare di rendersi responsabile di una siffatta sciagura. A parte le ragioni di coscienza, poi, sotto questo regime basta molto meno per vedersi, nel migliore dei casi, rimossi dal proprio ufficio e, nel peggiore, annientati nella propria reputazione (come avvenuto all’Arcivescovo di Parigi).
Certi discorsi e prese di posizione non sono altro che un frutto della superbia, non certo dell’amore per Cristo e per la Chiesa. Chi invece è mosso da quest’ultimo movente è lieto di soffrire adempiendo il proprio dovere nel silenzio e nel nascondimento, in un martirio bianco che, al momento fissato da Dio, porterà immancabilmente i suoi benefici frutti. L’umiltà e la mansuetudine, inoltre, disarmano i superiori ostili e li lasciano senza parole; garantito dall’esperienza. Non è mera tattica, bensì reale effetto di una sincera volontà di servire il Signore nella verità; l’affettazione, del resto, si fa scoprire facilmente e non arriva lontano. Chi predica il Vangelo deve pur decidersi, presto o tardi, a imitare effettivamente Gesù nella condotta tenuta durante il ministero pubblico.
[...] ci sono tentazioni gravi ma evidenti; ci sono però tentazioni ancora più gravi e non evidenti. Che un chierico o religioso ceda ad una tentazione della carne, è cosa gravissima; che ceda alle tentazioni dell’orgoglio spirituale lo è, tuttavia, ancor di più. Della prima, infatti, può agevolmente rendersi conto; le seconde lo accecano completamente.
Chi si riconosce servo inutile non corre questo rischio; anzi, gode di una beatitudine segreta che non è nota se non a chi la sperimenta, ma traspare nel volto, nel parlare e nell’agire. Possono pure levargli l’incarico, il sostentamento e l’alloggio; non potranno mai portargli via l’intimo gaudio di servire il Signore per puro amore.
[...] Chi cerca umilmente la verità ed è disposto ad abbracciarla a qualunque prezzo troverà nondimeno opposizioni esterne da parte di quanti sono pronti a sacrificare tutto a un’idea o a un partito preso.
[...] Che Dio ci guardi dall’affogare nelle farneticazioni e ci mantenga uniti a Sé nell’unità del Corpo Mistico, fuori del quale non c’è salvezza.
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