“L’amore e la vita vanno vissute con le ossa”, dice C.P. Estès, l’autrice dello straordinario “Donne che corrono coi lupi”. E’ il processo di umanizzazione. Ed è il mio processo. Perenne.
Ma, andiamo con ordine.
Sono Aurelio Diano e scrivo dalla Campania e dalla Puglia e, poi, dalla Basilicata e dalla Calabria. Queste sono le Regioni italiane per le quali sono referente e che mi appartengono, ciascuna con la propria peculiarità, tutte e insieme, nella dirompente vitalità che sperimento e che mi regalano i volti, le parole, i corpi che incontro e che mi
sono dati in questa avventura che è Darsi Pace.
“Vivere è pienamente sentire la propria esistenza”, diceva Leopardi, nel suo Zibaldone.
Che è vivere in ascolto di sé, forse l’unico atto che ci è proprio. Prima ed essenziale coniugazione, quella con sé stessi. Altro e oltre a ciò, se arriva, ed è autentico, è solo segmento di gratuità. Perciò, imparo a ringraziare sempre. Per ciò che c’è.
Due miei tratti salienti:
L’inquietudine
Acerrima nemica. Fin da adolescente. Che imparai a mascherare con una sorta di buonismo e con il dono della parola, che ricevetti presto, e che utilizzavo per calmierare, gestire, sublimare, ciò che confliggeva dentro. Col tempo, imparai che non potevo non farci i conti. Sapevo che se non volevo toccare l’inquietudine, non avrei avuto contatto con le parti sottili di me.
Eppure, “irriducibile” è la parola della mia inquietudine. Da sempre così, e sempre così, anche oggi, quando la risento.
E, dunque, mi risultava vitale uscire dal controllo serrato con cui determinavo la mia vita. Scelte di fede, famiglia, affetti, impegno ecclesiale… tutto perfettamente organizzato. Ma più eserciti il controllo, meno cose hai da controllare, e così meno vita da controllare e così…meno vita! Questa è la “cascata” associativa che si imponeva al mio sentire. E sempre sapevo che resta in auge la possibilità di fallire. Di fallire la vita.
Qui, interseco l’altro mio tratto che contrad-distinguo: la forza di carattere, la determinazione, ai limiti della caparbietà, della cocciutaggine come del resto, da buon calabrese, dovrei interpretare. Perciò, ho voluto e voglio vivere al limite delle mie possibilità, sempre e ogni giorno: rischiando fallimenti, solitudini, isolamenti… venendo
ferito, a volte, e, a volte, ferendo. Ma quanta bellezza, quanto sorriso, quanto amore ho dato, e ricevuto, in questi quattordici anni di vita spirituale, in mezzo a tutti noi.
E ringrazio, per le grandi amicizie che son nate, nelle terre di Campania, di Puglia e nella mia terra calabrese, perché il nostro incontrarci da praticanti, per meditare insieme, per esercitarci nel lavoro di autoconoscimento, per sollecitarci nello studio, è stato fatto divenendo progressivamente comunità di parola, di intenti, di cuori.
« Noi cresciamo – dice Marco Guzzi, nel suo ultimo libro “Gli Anni d’Oro 2020-2026” – solo attraverso la crescita spirituale delle singole persone, che hanno responsabilità entro il Movimento. Cresciamo cioè in modo organico! Come un corpo » (p. 77).
Darsi Pace, per me, è davvero la scuola per Imparare ad Amare, che è la consegna finale, dell’ultimo biennio, l’ultimo Portale – come lo chiamerebbe lo stesso Marco – che ci viene consegnato come compito, come compimento della vocazione che abbiamo ricevuto e che, ancora, andiamo a spendere nel mondo:
« Il nostro compito consiste nel portare tutta la nostra storia, personale, familiare e anche nazionale, nel punto del suo Ricominciamento rivelativo. Il nostro compito è portare avanti l’Apocalisse del popolo italiano » (p. 73).
✉️ Chi volesse, con me, continuare a cercare con Piedi di Cerva, le Alte Vette del sentiero spirituale, proprio nelle Regioni d’Italia che ho citato, non ha che da scrivermi su
[email protected]Un abbraccio a tutti!