Gesù approfitta della domanda per richiamare i due fratelli, e noi, ad una scomoda verità: la bramosia ci domina. Il desiderio di possedere, di controllare, di contenere. Un desiderio senza argine, folle, bulimico. Possedere denari, oggetti preziosi, cose di cui vantarsi, farsi notare, farsi vedere, suscitare interesse, invidia. Ma, anche, possedere e controllare persone. Mogli, mariti, figli, genitori. La cupidigia rischia di infettare la nostra visione del mondo. Di sprofondarci nell’ansia, nell’insonnia, nella preoccupazione. Meccanismo subdolo, quello del possedere. Non ho mai incontrato nessuno né mai incontrerò, che mi dicesse esplicitamente di vivere per accumulare. Abbiamo sempre mille giustificazioni: uno standard di vita più elevato, la vecchiaia, gli imprevisti… E va bene, ci sta. Gesù non è un pauperista, non ce l’ha con i ricchi, non è invidioso. Ci ammonisce: attento, discepolo, la ricchezza promette ciò che non può mantenere. La felicità. Dio solo colma il nostro cuore. Dio solo.
@paolocurtaz
📝Commento al #vangelodelgiorno: Lc 12,13-21