Non solo Dostoevskij Telegram Posts

📍Filologa e culturologa russa, dottoressa di ricerca
Notizie e conversazioni sulla letteratura e cultura russa, storie e storielle. Club del libro.
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In questo periodo sto viaggiando molto per diverse pratiche burocratiche – devo recuperare i documenti bruciati, ottenere certificati e così via.
Ma c’è anche un lato positivo in questa attività spiacevole e triste: ho fotografato per Giulia (e anche per voi) la Casa della Cultura nella città di Ramenskoe, nella regione di Mosca.
Ma c’è anche un lato positivo in questa attività spiacevole e triste: ho fotografato per Giulia (e anche per voi) la Casa della Cultura nella città di Ramenskoe, nella regione di Mosca.
Oggi è anche il compleanno di Andrej Makarevič, una delle prime rockstar russe.
Questa canzone mi piace specialmente, perché mi ricorda la trama del romanzo bulgaro “La barriera “ ( Бариерата) di uno scrittore bulgaro eccezionale Pavel Vežinov.
https://youtu.be/11iFDxwqvKk?si=G1NJ1rIaTI1qCFV02
Questa canzone mi piace specialmente, perché mi ricorda la trama del romanzo bulgaro “La barriera “ ( Бариерата) di uno scrittore bulgaro eccezionale Pavel Vežinov.
https://youtu.be/11iFDxwqvKk?si=G1NJ1rIaTI1qCFV02
Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore. Non ci spaventa neppure la morte atomica universale, non abbiamo paura d'una terza guerra mondiale (ci sarà sempre un angolino dove nascondersi), abbiamo paura soltanto di muovere i passi del coraggio civico. Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli , non rischiare di trovarci tutt'a un tratto privi del filoncino di pane bianco, dello scaldabagno, del permesso di soggiornare a Mosca.
Ce l'hanno martellato nei circoli di cultura politica e il concetto ci è entrato bene in resta, ci assicura una vira comoda per il resto dei nostri giorni: l'ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l'esistenza determina la coscienza, noi cosa c'entriamo? Non possiamo far nulla.
Invece possiamo tutto! Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto nostra.
Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci?
Fargli cambiare idea è impossibile.
Il modo più naturale sarebbe di sottoporli al giudizio dell'elettorato, ma da noi questo non esiste. (...) Dunque il circolo è chiuso? Davvero non c'è alcuna via d'uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé?
Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo , ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui più è sensibile.
Se non respingeremo la menzogna.
Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: «lo sono la violenza! Via, fare largo o vi schiaccio!». Ma la violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. lnfatti la violenza non ha altro dietro con cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo la docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli.
Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: il rifiuto di partecipare personalmente alla menzogna. Anche se la menzogna ricopre ogni cosa. anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini per opera mia.
È questa la breccia nel presunto cerchio della nostra inazione: la breccia più facile da realizzare per noi, la più distruttiva per la menzogna. Poiché se gli uomini ripudiano la menzogna, essa cessa semplicemenre di esistete. Come un contagio, può esistere solo tra gli uomini. Non siamo chiamati a scendere in piazza, non siamo maturi per proclamare a gran voce la verità, per gridare ciò che pensiamo. Non è cosa per noi, ci fa paura. Ma rifiutiamoci almeno di dire ciò che non pensiamo.
E' questa la nostra via, la più facile e accessibile, data la nostra radicata e organica codardia, una via molto più facile che non (fa spavento il nominarla) la disubbidienza civile alla Gandhi.
La nostra via è: non sostenere in nessun caso consapevolmente la menzogna.
Avvertito il limite oltre il quale comincia la menzogna (ciascuno lo discerne a modo suo), ritrarsi da questa cancrenosa frontiera! Non rinforzare i morti ossicini e le squame dell 'ideologia, non rappezzare i putridi cenci: e saremo stupiti nel vedere con quale rapidità la menzogna crollerà impotente e ciò che dev'essere nudo, nudo apparirà al mondo.
Ce l'hanno martellato nei circoli di cultura politica e il concetto ci è entrato bene in resta, ci assicura una vira comoda per il resto dei nostri giorni: l'ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l'esistenza determina la coscienza, noi cosa c'entriamo? Non possiamo far nulla.
Invece possiamo tutto! Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto nostra.
Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci?
Fargli cambiare idea è impossibile.
Il modo più naturale sarebbe di sottoporli al giudizio dell'elettorato, ma da noi questo non esiste. (...) Dunque il circolo è chiuso? Davvero non c'è alcuna via d'uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé?
Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo , ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui più è sensibile.
Se non respingeremo la menzogna.
Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: «lo sono la violenza! Via, fare largo o vi schiaccio!». Ma la violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. lnfatti la violenza non ha altro dietro con cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo la docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli.
Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: il rifiuto di partecipare personalmente alla menzogna. Anche se la menzogna ricopre ogni cosa. anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini per opera mia.
È questa la breccia nel presunto cerchio della nostra inazione: la breccia più facile da realizzare per noi, la più distruttiva per la menzogna. Poiché se gli uomini ripudiano la menzogna, essa cessa semplicemenre di esistete. Come un contagio, può esistere solo tra gli uomini. Non siamo chiamati a scendere in piazza, non siamo maturi per proclamare a gran voce la verità, per gridare ciò che pensiamo. Non è cosa per noi, ci fa paura. Ma rifiutiamoci almeno di dire ciò che non pensiamo.
E' questa la nostra via, la più facile e accessibile, data la nostra radicata e organica codardia, una via molto più facile che non (fa spavento il nominarla) la disubbidienza civile alla Gandhi.
La nostra via è: non sostenere in nessun caso consapevolmente la menzogna.
Avvertito il limite oltre il quale comincia la menzogna (ciascuno lo discerne a modo suo), ritrarsi da questa cancrenosa frontiera! Non rinforzare i morti ossicini e le squame dell 'ideologia, non rappezzare i putridi cenci: e saremo stupiti nel vedere con quale rapidità la menzogna crollerà impotente e ciò che dev'essere nudo, nudo apparirà al mondo.
106 anni fa nasceva Aleksandr Isaevič Solženicyn (1918-2008), scrittore russo, premio Nobel per la letteratura (1970), accademico dell'Accademia russa delle Scienze (1997). Dal suo saggio "Vivere senza menzogna" (1974):
E comunque auguri a Ksenia (uso il suo canale per farlo), questo compleanno oggi è ancora più importante da festeggiare: grazie a voi tutti per averla aiutata.
Люблю тебя ❤️
Люблю тебя ❤️
Miei cari,
Non riesco a trovare le parole per ringraziare ognuno di voi per quanto fatto in questi giorni. È incredibile quanti ne siete e quanto mi avete dato, grazie mille, è davvero irreale.
Che cosa sono riuscita a fare:
- ripristinare tutti gli strumenti di lavoro (portatile, tablet, cuffie). Insegno per parecchie ore al giorno e per questo a lungo ho risparmiato per acquistare device di qualità, e ora li ho di nuovo.
- Grazie a voi sono riuscita completamente a rifare il guardaroba perso, scarpe e vestiti, ed è una grande felicità.
- Pagare per l'assistenza sanitaria e metter da parte per la psicoterapia, iniziata già ieri, e riacquistare i medicinali che avevo e anche loro andati persi nell'incendio.
- Metter da parte una somma per ripulire il terreno, completare la risoluzione delle conseguenze dell'incendio e ritirare i rifiuti.
Mi serve solo recuperare i manuali di russo con cui facevo lezione, un problema logistico,e spero di riaverli dall'Italia a dicembre.
Che cosa invece non riesco a fare:
- non riesco quasi a mangiare, capisco il perché e penso presto passerà. Non riesco a preparare da mangiare, non riesco a guardare il fuoco, ordino anche ma non riesco a mangiare.
- ho paura di dormire, con la luce o senza, non ci riesco, ho paura di non risvegliarmi.
- ad affrontare i flashback, ho queste immagini sempre davanti agli occhi: un muro di fiamme, il fumo nero, non si vede nulla, urlo, chiamo la cagnolina, non c'è, salto dalla finestra, sono scalza nella neve e guardo il fuoco.
- Non riesco a smettere di piangere, apro il telefono e vedo le foto dei mie pelosetti, non riesco a non piangere quando mi chiedono come sto.
- non posso smettere di pensare a loro e di incolparmi: avevo preso Michelle ad agosto, era molto malata, l'ho curata e aspettavamo i vaccini e i marker della rabbia per portarla a vivere meglio in Italia. Ringrazio Iddio e la provvidenza che Multik, il secondo adottato, sia così legato a me, perché dormiva sul cuscino e l'ho preso subito. Vasilij aveva 19 anni, era un gatto leggendario, molti miei amici lo conoscevano, amava stare davanti alla stufa e trollare gli spitz.
- è molto pesante riconoscere che la morte era vicina: mi sono svegliata per caso (grazie alla mia insonnia), ma sarei potuta non svegliarmi.
- non riesco a togliermi la fuliggine da dosso, né da Multik, questo orribile odore è dovunque.
Rispondo alle domande più importanti.
- cosa è successo?
Non lo so: i pompieri ritengono sia stata l'elettricità, non fumo, la stufa era spenta, non vi erano fuochi accesi.
- Ho bisogno di qualcuno al mio fianco adesso tutto il giorno?
Per adesso no, è molto difficile per me parlare e non voglio addossare il mio dolore a nessuno, è troppo pesante.
Per ora è tutto: in questa settimana ho due compleanni, il 1 dicembre secondo il passaporto e adesso sono nata per la seconda volta il 26 novembre.
Grazie a tutti voi.
Non riesco a trovare le parole per ringraziare ognuno di voi per quanto fatto in questi giorni. È incredibile quanti ne siete e quanto mi avete dato, grazie mille, è davvero irreale.
Che cosa sono riuscita a fare:
- ripristinare tutti gli strumenti di lavoro (portatile, tablet, cuffie). Insegno per parecchie ore al giorno e per questo a lungo ho risparmiato per acquistare device di qualità, e ora li ho di nuovo.
- Grazie a voi sono riuscita completamente a rifare il guardaroba perso, scarpe e vestiti, ed è una grande felicità.
- Pagare per l'assistenza sanitaria e metter da parte per la psicoterapia, iniziata già ieri, e riacquistare i medicinali che avevo e anche loro andati persi nell'incendio.
- Metter da parte una somma per ripulire il terreno, completare la risoluzione delle conseguenze dell'incendio e ritirare i rifiuti.
Mi serve solo recuperare i manuali di russo con cui facevo lezione, un problema logistico,e spero di riaverli dall'Italia a dicembre.
Che cosa invece non riesco a fare:
- non riesco quasi a mangiare, capisco il perché e penso presto passerà. Non riesco a preparare da mangiare, non riesco a guardare il fuoco, ordino anche ma non riesco a mangiare.
- ho paura di dormire, con la luce o senza, non ci riesco, ho paura di non risvegliarmi.
- ad affrontare i flashback, ho queste immagini sempre davanti agli occhi: un muro di fiamme, il fumo nero, non si vede nulla, urlo, chiamo la cagnolina, non c'è, salto dalla finestra, sono scalza nella neve e guardo il fuoco.
- Non riesco a smettere di piangere, apro il telefono e vedo le foto dei mie pelosetti, non riesco a non piangere quando mi chiedono come sto.
- non posso smettere di pensare a loro e di incolparmi: avevo preso Michelle ad agosto, era molto malata, l'ho curata e aspettavamo i vaccini e i marker della rabbia per portarla a vivere meglio in Italia. Ringrazio Iddio e la provvidenza che Multik, il secondo adottato, sia così legato a me, perché dormiva sul cuscino e l'ho preso subito. Vasilij aveva 19 anni, era un gatto leggendario, molti miei amici lo conoscevano, amava stare davanti alla stufa e trollare gli spitz.
- è molto pesante riconoscere che la morte era vicina: mi sono svegliata per caso (grazie alla mia insonnia), ma sarei potuta non svegliarmi.
- non riesco a togliermi la fuliggine da dosso, né da Multik, questo orribile odore è dovunque.
Rispondo alle domande più importanti.
- cosa è successo?
Non lo so: i pompieri ritengono sia stata l'elettricità, non fumo, la stufa era spenta, non vi erano fuochi accesi.
- Ho bisogno di qualcuno al mio fianco adesso tutto il giorno?
Per adesso no, è molto difficile per me parlare e non voglio addossare il mio dolore a nessuno, è troppo pesante.
Per ora è tutto: in questa settimana ho due compleanni, il 1 dicembre secondo il passaporto e adesso sono nata per la seconda volta il 26 novembre.
Grazie a tutti voi.
Vi ringraziamo per le donazioni! Raccolta chiusa, oggi pomeriggio vi aggiorno❤️❤️❤️ (Giovanni)
Urgente: una tragedia familiare
Una notte come le altre, questa di oggi 26 novembre, tornavo a casa dal lavoro e improvvisamente ricevo un vocale di Ksenia: la sua voce è rotta, agitata, devastata. La dacia è andata a fuoco, mi dice, sono in strada scalza con Multik, un cagnolino preso da poco, e dentro sono restati Michelle e Vasja, la cagnolina e il gatto che le tengono compagnia, assieme al computer e ai vestiti.
Ksenia doveva restare due mesi a Mosca, poi si è rotta la gamba, frattura al malleolo, a cui si sono aggiunte altre rogne, e nel frattempo ha continuato a lavorare online, tenendo lezioni private, corsi, iniziative. Ora tutto è andato perso, con il rogo della dacia: persino le chiavi di casa.
Ksenia si è salvata per miracolo, saltando dalla finestra e riuscendo a trovare Multik, mentre il fumo stava per soffocarli nel sonno, però adesso non ha più nulla.
Aiutateci: lo so, troppe volte lo abbiamo chiesto in questi anni durissimi e spietati, e proviamo in ogni modo a far da noi, lavorando senza soste a volte anche in settori lontanissimi da quello che sappiamo fare, ma adesso parliamo di una donna restata senza nulla, senza il proprio strumento di lavoro, senza la propria dacia e con due anime innocenti perite nel rogo, senza poter far lezioni per la prossima settimana, senza scarpe, senza speranza.
Vi prego di sostenerci.
Giovanni
Una notte come le altre, questa di oggi 26 novembre, tornavo a casa dal lavoro e improvvisamente ricevo un vocale di Ksenia: la sua voce è rotta, agitata, devastata. La dacia è andata a fuoco, mi dice, sono in strada scalza con Multik, un cagnolino preso da poco, e dentro sono restati Michelle e Vasja, la cagnolina e il gatto che le tengono compagnia, assieme al computer e ai vestiti.
Ksenia doveva restare due mesi a Mosca, poi si è rotta la gamba, frattura al malleolo, a cui si sono aggiunte altre rogne, e nel frattempo ha continuato a lavorare online, tenendo lezioni private, corsi, iniziative. Ora tutto è andato perso, con il rogo della dacia: persino le chiavi di casa.
Ksenia si è salvata per miracolo, saltando dalla finestra e riuscendo a trovare Multik, mentre il fumo stava per soffocarli nel sonno, però adesso non ha più nulla.
Aiutateci: lo so, troppe volte lo abbiamo chiesto in questi anni durissimi e spietati, e proviamo in ogni modo a far da noi, lavorando senza soste a volte anche in settori lontanissimi da quello che sappiamo fare, ma adesso parliamo di una donna restata senza nulla, senza il proprio strumento di lavoro, senza la propria dacia e con due anime innocenti perite nel rogo, senza poter far lezioni per la prossima settimana, senza scarpe, senza speranza.
Vi prego di sostenerci.
Giovanni