REPORT SUL PROCESSO SULLA MOSTRA BLASFEMA DI CARPI
Ieri 3 Marzo si e’ svolta l’udienza del procedimento a carico di Mons. Erio Castellucci dell’artista Andrea Saltini, dove Iustitia in Veritate e’ presente a difesa dei fedeli offesi dalla mostra.
La difesa degli imputati ha depositato memorie difensive oltre i termini di legge che, a seguito dell’eccezione sollevata, sono state espunte dal fascicolo del procedimento. Le nostre memorie sono state ammesse e si e’ proceduto alla discussione dove abbiamo sottolineato, in aggiunta a tutte le questioni già sollevate nelle opposizioni alla archiviazione, due aspetti ulteriori: il plagio e l’oscenità soprattutto nei confronti dei minori, visto che la mostra era aperta al pubblico senza alcun filtro, quindi accessibile a tutti.
Sono quindi configurabili nuove ipotesi di reato, tra cui la grave offesa ai minori per cui anche la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori era all’epoca intervenuta.
Dalla risposta della pontificia commissione a seguito di una istanza urgente dell’avvocato Rotale che collabora con Iustitia in Veritate (con documenti prodotti in allegato alla memoria) si capisce che la reazione alla mostra sia stata da subito anche ben più ampia di quella che conosciamo perché alcuni si rivolsero proprio all’avvocato Rotale già all’epoca, e quindi in aggiunta è non tramite l’esposto inviato alla Procura.
In altre parole emerge che alcuni preferirono agire direttamente con la Santa sede, e ciò a dimostrazione che la sofferenza dei fedeli sia stata enorme perché grave ed evidente e’ stato il vulnus al popolo di Dio.
Come prevedibile gli avvocati dei 4 indagati hanno cercato, con argomentazioni suadenti, di minimizzare gli eventi, e di dare una lettura come quella fornita all'epoca direttamente dalla
curia, ovvero che si era trattato di reazioni da santa inquisizione, e sollevando ancora le ipotesi di aggressioni all'artista (mai provate) e reazioni violente di persone squilibrate. In altre parole una sequenza di grottesche argomentazioni per negare l'evidenza dei fatti, cercando anche di strutturare "teologicamente" l’idea che i cattolici che hanno reagito alla
Mostra blasfema apparterrebbero a quella chiesa che e’ fuori dalla chiesa. Tecnicamente hanno cercato di togliere la sede naturale della valutazione dei fatti per ricondurla a un ambito ecclesiale / teologico, e dunque negando che ci siano gli estremi dei reati configurabili, ovvero il vilipendio il plagio e le oscenità condannate. In tal modo sperando forse di far venire meno la naturale base di discussione e affronto dei reati davanti a un Tribunale. E che quindi non ci sia stata alcuna commissione di reati, trattandosi di libera espressione di opinioni artistiche e nel solco del messaggio del papa che ha invitato anche gli artisti non credenti.
L’autore della mostra pertanto non avrebbe fatto altro che dare concretezza a queste indicazioni, con le sue opere che solo un occhio torvo può considerare blasfeme, in vilipendio e oscene.
Per certi versi la discussione è stata divertente nel vedere come questi soggetti si presentino come i paladini della fede vera, con una fede in una chiesa dell'armonia, che è difficile (citando proprio Papa Francesco), senza riconoscere la prima evidenza, cioè il rispetto dovuto al
Sacro e alla fede stessa dei credenti.
Di conseguenza, l’aver cercato di ridimensionare l’accaduto e di banalizzare il dolore dei fedeli - come emerge dalle difese degli indagati - evidenzia solo un’inquietante insensibilità verso il sentimento religioso, la
Fede, e il rispetto dovuto ai luoghi di culto.
Ora attendiamo la decisione del magistrato, confidando che venga fatta piena giustizia.
Milano, 4 marzo 2025
Avv. Francesco Fontana
Presidente di Iustitia in Veritate