IL TAROCCO COME ESRCIZIO SPIRITUALE
In un capitolo del Tractatus ho definito il tarocco una macchina filosofica, ovverosia un dispositivo in grado di produrre filosofia attraverso apposite strategie di lettura, o anche solamente tramite l'osservazione delle carte. Ma ora, nel mio continuo studio, mi rendo conto che si tratta di una definizione limitante, più che altro perché offre della filosofia una aspetto in un certo senso riduttivo.
Siamo stati abituati a considerare la filosofia un esercizio puramente teorico, in grado di produrre astrazioni, concettualizzazioni del mondo che rimangono racchiuse in un libro, lontane dalla quotidianità della vita. Ma, come ci insegna Pierre Hadot nei suoi studi, la filosofia nacque e fu praticata come un dispositivo per migliorarsi e vivere serenamente e senza pene la nostra vita. Per quanto per secoli, dal Medio Evo in poi, sia tata insegnata come un mero esercizio intellettuale, invero era un prassi quotidiana che comprendeva degli esercizi che potremmo definire spirituali (dove con spirito non si intende un'entità astrale, o la nostra vera natura separata dal copro materiale). Questi erano suddivisi in meditazioni (non come oggi la si intende, in senso orientale), dialogo, letture e accettazione della morte. Più nel dettaglio:
- Meditazione: l'atto di riflettere profondamente sugli eventi della nostra vita, di analizzarli, di esaminarli nel dettaglio. si tratta di saper individuare gli eventi significativi delle nostre giornate e di approfondirli con un onesto lavoro di analisi. Questo comporta non solo prendersi del tempo per riflettere, ma anche tenere un diario.
- Dialogo: l'atto di saper dialogare con se stessi, di porsi delle domande, di entrare in un modalità dialettica, ma non solo con noi stessi. Il filosofo sa dialogare con gli altri (il nostro prossimo), evitando argomenti banali, le maldicenze, le violenze verbali e i terrorismi psicologici, perché attraverso l'altro noi possiamo migliorare noi stessi. Non solo, il dialogo con l'altro comporta anche l'ascolto attivo e l'essere disponibili nell'offrire attenzione a chi ha bisogno.
- Saper leggere e saper cosa leggere: la lettura non è solo evasione e riempitivo, non la si fa solo quando si ha del tempo a disposizione. Leggere è entrare nel testo, soffermarsi sulle frasi, meditarle e ponderarle lungo la giornata. e' specialmente la capacità di scegliere le letture che possano arricchire il nostro spirito.
- Affrontare la morte: per quanto noi si viva in un società cha fa di tutto per non farci pensare alla morte (pur dispensandola allegramente tramite la produzione, lo smercio e l'uso continuo di armi) e per renderla un tabù (guai a nominarla, se non tramite innocue iperbole) o a parlarne solo all'interno di cornici che la trasformano in passaggio, ponte o trasformazione, essa è un fatto ineludibile sedimentato nel profondo della nostra coscienza, con il quale spesso ci rifiutiamo di fare i conti. Si muore e non si è più.
Orbene, io penso che il tarocco, più che essere una macchina filosofica, è propriamente un esercizio spirituale con il quale poter affrontare alcune delle cose dette sopra. Con esso possiamo meditare e dialogare (con noi e gli altri), per esempio. Pertanto, il mio invito è anche di considerarlo sotto questa prospettiva.