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14 Feb, 05:46


https://www.cnt.es/que-es-cnt/

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13 Feb, 13:48


Quando l'MSI convocò un congresso a Genova, la città, Medaglia d'oro della Resistenza, insorse con forza.

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11 Feb, 13:54


Visto il governo in carica il giorno del ricordo se possibile verrà oggi celebrato con ancora maggior retorica nazionalista e minore aderenza ai fatti.
Nel tentativo ormai riuscito di piegare a squallidi interessi di partito la ricostruzione dei tragici eventi che coinvolsero il confine orientale prima, dopo e durante la Seconda guerra mondiale, non c’è più spazio per un confronto serio che parta dai numeri e dai fatti.
Questo sciatto revisionismo di stato prima di tutto è una violenza nei confronti delle cosiddette "vittime delle foibe”. Cioè di quella parte di innocenti che nell’ambito delle due ondate - a ridosso dell’armistizio del ‘43 e alla fine della guerra - furono infoibate nel corso di episodi di giustizia sommaria e rese dei conti. Come già stabilito in sede di ricerca da ogni storico di ogni orientamento politico, il fenomeno riguardò un numero di persone imprecisato (le stime variano da alcune centinaia ad alcune migliaia); tra questi si annoveravano soldati, funzionari del regime, collaborazionisti e civili innocenti. Non si trattò di pulizia etnica, né tanto meno di genocidio ma, al limite, del tentativo delle nuove autorità jugoslave di rimuovere, anche con la violenza o con l’esodo, quei membri della burocrazia, dell’amministrazione e dell’intellighenzia imposta dall’Italia nelle terre di confine.
Lo stato italiano, nel suo tanto coerente quanto imbarazzante percorso di continuità, fino alla fine dell’ex Jugoslavia si è ben guardato dall’ “aprire” il cassetto del confine orientale. Dentro ci avrebbe trovato l’1.5 milioni di morti causati dall’occupazione nazifascista, le decine e decine di campi di concentramento costruiti dall’Italia, gli abominevoli crimini di guerra e soprattutto i criminali mai consegnati e completamente riabilitati dopo il conflitto.
Di questi se ne contano 729 solo tra gli ufficiali superiori, perlopiù di dichiarata fede fascista e in ogni caso monarchica, che l’Italia repubblicana ha difeso strenuamente. Come si poteva chiedere conto alla Jugoslavia, paese vincitore, di perseguire le violenze praticate verso gli italiani innocenti quando ci si rifiutava di consegnare assassini conclamati in sede internazionale?
Nella logica del “baratto delle colpe” non abbiamo chiesto conto nemmeno alla Germania dei crimini compiuti nella penisola, al fine di non concedere ai tribunali jugoslavi, sovietici ma anche etiopi, francesi, greci e albanesi i nostri criminali.
Insomma le vittime innocenti del confine orientale sono state rimosse come quelle di Marzabotto e di Sant’Anna per proteggere i fascisti, i cui eredi usano la retorica “delle foibe” per nascondere ancora oggi le responsabilità di chi ha condotto l’umanità nel più sanguinario conflitto di sempre.
Non possiamo quindi che inorridire dinanzi all’uso strumentale che si fa dei morti e al tentativo di rinfocolare l’odio tra i popoli che soggiace a certa becera retorica.
Per noi i carnefici, chi ha cercato di fermarli e le vittime del conflitto restano tali indipendentemente dai confini.

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11 Feb, 13:54


La vita non era stata tenera con Maria Margotti. Classe 1915, aveva perso il padre ancora piuttosto giovane e durante il secondo conflitto mondiale aveva anche perduto il marito, mai tornato dalla guerra. Madre di due bambini, aveva partecipato attivamente alla Resistenza nella sua zona, tra Ferrara e Ravenna, e si era avvicinata al PCI. Dopo la Liberazione aveva iniziato un importante lavoro di sindacalizzazione, prima tra le mondine, occupazione che aveva svolto fin dalla morte del padre e poi, più in generale, tra i tanti braccianti di quelle zone. Vedova e operaia in una fornace, Maria dal 1946 organizzò diversi scioperi e manifestazioni per far sì che i lavoratori ottenessero salari migliori, assistenza sanitaria e minori carichi di lavoro. Lotte che culminarono in un imponente sciopero bracciantile. Il 16 maggio 1949 oltre seimila persone, tra braccianti e mondine provenienti da tutte le zone limitrofe, si concentrano nelle campagne nei pressi di Molinella, dove numerosi crumiri appoggiati dai partiti conservatori finivano per rendere vane le mobilitazioni dei tanti lavoratori agricoli. Le forze dell’ordine inviate sul posto dalle autorità reprimono con violenza il tentativo degli scioperanti di bloccare i crumiri. Vi sono diverse colluttazioni e tanti braccianti sono vittime di duri pestaggi.
Per questo il giorno seguente i lavoratori decidono di tornare a manifestare per denunciare la repressione subita. Purtroppo però le forze di poliziano intervengono nuovamente, caricando gli scioperanti e replicando le violenze del giorno precedente.
Quando tutto sembra ormai finito, un gruppo di operai e operaie di Argenta, che stava pacificamente tornando a casa, viene attaccato a colpi di mitra da un’autocolonna dei carabinieri che stazionava in località Ponte Stoppino. Tra di loro c’era Maria Margotti, falciata da una raffica del carabiniere Francesco Galeati.
Per la giovane donna non c’è nulla da fare, mentre altri trenta lavoratori saranno feriti.
Seguiranno indagini e processi che assolveranno tutti i militari, tranne Galeati. A lui saranno inflitti solo sei mesi di reclusione.
Maria sarà per decenni ricordata dai suoi compagni di lavoro, e un coro delle mondine di Ferrara prenderà il suo nome.

Cronache Ribelli

Raccontiamo la storia di Maria anche nel secondo volume di Cronache Ribelli.
Trovate come sempre tutti i nostri libri sul sito www.cronacheribelli.it

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08 Feb, 11:33


questa sera, in viale monza 255

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07 Feb, 22:10


https://www.vilaweb.cat/noticies/oportunitats-judicials-gestio-policial-repressio-moviment-independentista/

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07 Feb, 19:15


https://www.youtube.com/watch?v=aDbphWpkFKk

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06 Feb, 19:49


https://www.elindependiente.com/internacional/2025/02/06/marruecos-me-expulsa-sahara-ocupado-escrito-rey/

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06 Feb, 15:16


https://youtu.be/ib5KKPtMtOE?si=CREXcu7quf2ohE4v

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06 Feb, 14:44


Hay dos premisas básicas para hablar de capitalismo desde el anarquismo.
1. Eres anarquista socialista y estás en contra de la relación capital-trabajo y crees que la empresa privada necesariamente implica una relación de explotación por la plusvalía desde el valor trabajo.
2. Eres anarquista individualista/de mercado, y críticas al capitalismo realmente existente por ser un capitalismo de compadres donde el poder económico y la desigualdad existe en cuanto el Estado privilegia a unas empresas en detrimento de la competencia, y por ende, no hay libre mercado. Pero la relación capital-trabajo no necesariamente implica explotación, no es cierto lo de la plusvalía.
El poder emerge bajo múltiples formas en toda la sociedad, no únicamente el Estado. Pero el Estado lleva el monopolio por sobre el monopolio, el poder político, es decir, el poder que está sobre los otros poderes. Existen múltiples jerarquías y relaciones de explotación a nivel histórico y sociológico. Y un anarquista, independientemente de su vertiente, criticará relaciones de dominio y explotación, ya sea por cuestión de sexo, credo, etnia o economia, etc.
Todos los anarquistas, incluso los anarquistas de mercado, deberían coincidir en que el capitalismo realmente existente a nivel histórico, por más desarrollo económico que haya generado, no ha sido libre mercado, por tanto ha sido y es ilegítimo.
Los anarquistas socialistas tienen la libertad de creer en la existencia de la plusvalía, pero deben respetar el hecho de que si hay una organización voluntaria, debe respetar el pacto entre partes, por más que no coincida con sus valores propios.
Y los anarquistas de mercado no deben ser ingenuos, existen muchos problemas laborales, hay explotación y abusos, en el capitalismo real, antes más que ahora, pero no es mejor para todos en la actualidad, y eso se debe criticar y se deben fomentar contrapesos y soluciones que apoyen a los vulnerables, por eso es totalmente válido la acción sindical, siempre que no se mezcle con el Estado.

Cuando se dice que uno no es libre hasta que todos sean libres, no quiere decir que la libertad es algo colectivo, o la libertad se impona colectivamente. Sino que, si uno es libre, es decir, tus valores se aplican y tus estás a gusto, pero sobre la imposición de tus valores al resto, por tanto ellos no siendo libres, no es una libertad real. La libertad no es un privilegio, es un derecho, un derecho para todos. Es el principio de igual libertad para todos. En suma, la libertad no se impone, los valores no se imponen, también los demás son igual de libres de luchar por su libertad.

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06 Feb, 10:34


Donne incinte, la Società civile contro il DdL Sicurezza
Conferenza stampa al Senato contro la possibilità di carcere per le donne incinte inserita nel DdL Sicurezza.
https://www.fuoriluogo.it/oltrelacarta/video/donne-incinte-la-societa-civile-contro-il-ddl-sicurezza/

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06 Feb, 10:33


Psichedelici, una risorsa in più per la salute mentale
Per affrontare meglio l’emergenza salute mentale bisogna aprire alle terapie con psichedelici. Partita la ICE per chiedere alla Commissione europea più ricerca e applicazione delle terapie psichedeliche.
https://www.fuoriluogo.it/forum_droghe/comunicati_stampa/psichedelici-una-risorsa-in-piu-per-la-salute-mentale/

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05 Feb, 14:18


La pluja no pot aturar la dignitat del poble valencià
https://www.llibertat.cat/2025/02/la-pluja-no-pot-aturar-la-dignitat-del-poble-valencia-57709

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05 Feb, 13:13


https://youtube.com/shorts/bdnPpXw8cps?si=9hLRuoHovP9_s4Wx

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05 Feb, 07:26


Viva palestina libre 🕊🇵🇸

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05 Feb, 07:16


https://www.elindependiente.com/internacional/estados-unidos/2025/02/04/trump-dice-que-los-palestinos-no-tienen-otra-alternativa-que-salir-de-gaza/

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05 Feb, 06:42


https://theobjective.com/cultura/2025-01-04/artista-arrasa-cancion-pandemia-discografica-censurar/

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04 Feb, 18:03


"Domenica, maledetta domenica
Quando spararono sulla gente
Le urla di tredici martiri
Riempirono il cielo di Derry
Qualcuno di voi
Riesce davvero ad incolpare quei ragazzi?
Nessun soldato sanguinava
Mentre chiudevano le bare"
Così cantava John Lennon in Sunday Bloody Sunday, uno dei brani più famosi (insieme a quello omonimo degli U2), dedicati agli eventi del 30 gennaio 1972.
Gli anni Settanta furono uno dei momenti più drammatici per la questione dell'appartenenza dell'Irlanda del Nord al Regno Unito. Gli scontri tra i protestanti unionisti ed i cattolici repubblicani erano all'ordine del giorno, così come le marce e le proteste. Come quella che si svolgeva a Derry in quel giorno di gennaio.
Una marcia organizzata dalla NICRA (Northern Ireland Civil Rights Association) per denunciare la detenzione di numerosi repubblicani irlandesi. La legge inglese infatti permetteva di trattenere per un tempo quasi indeterminato, e senza processo, i cittadini accusati di partecipare alla lotta per l’indipendenza. Centinaia di persone erano così in carcere senza alcuna prospettiva di venire giudicate o liberate.
A Derry, come in altre città, si protestava contro tutto questo. Ma in questa cittadina fu mandato il primo battaglione dei paracadutisti britannici, col compito disperdere la folla che, secondo le autorità, stava manifestando illegalmente.
Mentre il corteo era in movimento iniziarono gli spari. Una pioggia di proiettili investì i manifestanti, decine caddero a terra. Tredici di loro non si alzarono più. La maggior parte erano ragazzi. Ricorda benissimo quel giorno il reverendo Maurice Ouellet: "Ad un certo punto sentii sirene di ogni tipo. Sembrava che ogni sirena di Derry stesse suonando. Capii che era successo qualcosa di terribile". Andò quindi all'ospedale più vicino. Un'infermiera stava curando i feriti e gli disse: "Padre, ci ammazzano tutti". Poco oltre vi era una ragazzina di 15 o 16 anni, sdraiata sul pavimento. Non si muoveva, del sangue colava da una ferita alla testa. Aprì gli occhi e mi disse: "Padre, fa tanto male".
Una prima inchiesta del governo britannico assolse completamente i parà da ogni responsabilità, sostenendo che aveva risposto ai colpi sparati da alcuni manifestanti.
Col tempo questa versione dei fatti fu ampiamente smentita.
Le scuse, come al solito, arrivarono tardive. Solo nel 2010 il premier David Cameron affermò che la reazione dei soldati britannici fu completamente gratuita.

Ricordiamo la Bloody Sunday anche in Cronache Ribelli volume 3. Trovate l'antologia, con i 3 volumi insieme a prezzo scontato, cliccando qui: https://bit.ly/4atNboQ

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31 Jan, 10:45


https://youtu.be/8k0novbmMFs?si=e9WqD4gs9_NpaXOh

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30 Jan, 22:49


https://x.com/wallstwolverine/status/1884762214457909562

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29 Jan, 10:19


https://atlas21.com/it/ross-ulbricht-e-la-storia-di-silk-road/

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28 Jan, 20:19


„El socialismo ( y con más razón el anarquismo) no puede ser impuesto, ya que sea por razones morales de respeto a la libertad, ya sea por la imposibilidad de aplicar, a la fuerza, un régimen de justicia para todos. No puede ser impuesto a la mayoría por una minoría, pero tampoco por la mayoría a una o a varias minorías. Por eso somos anarquistas, es decir, queremos que todos tengan la libertad, efectiva, de vivir como quieran, lo cual no es posible sin expropiar a los que actualmente detienen la riqueza social y sin poner los medios de trabajo a disposición de todos.“ —  Errico Malatesta

Fuente: https://citas.in/frases/99872-errico-malatesta-el-socialismo-y-con-mas-razon-el-anarquismo-n/

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28 Jan, 19:28


https://youtu.be/TPGjHxieGmg?si=uEHZE4eUhI1Ji1wq

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28 Jan, 16:05


“Carissimo Borasio, la morte ha scoccato la sua freccia: essa mi raggiungerà tra poco. Ti ricordo come uno degli amici più cari e so che soffrirai. Ma vado al martirio col volto sereno e l'anima in pace: la causa è alta e la vita per essa non è spesa invano.”
Di provata fede antifascista, Giulio Biglieri, nato a L’Aquila il 9 ottobre 1911, fu arrestato per la prima volta dai fascisti quando aveva appena ventuno anni. All’epoca si trovava a Roma e fu incarcerato a Regina Coeli; prosciolto in istruttoria, poté tornare libero. Raggiunse così la sua famiglia che si era trasferita a Novara. Nel 1940 Giulio vinse un concorso e divenne bibliotecario presso la Biblioteca Nazionale di Torino. All’ingresso dell’Italia nel conflitto mondiale fu richiamato sotto le armi come capitano di complemento e fu destinato al fronte albanese, dove si distinse per coraggio, ottenendo vari riconoscimenti. All’indomani dell’8 settembre Biglieri si trovava nel Meridione, ma decise di tornare a Nord per entrare nella Resistenza. Agì di fatto come elemento di collegamento, compiendo numerose missioni tra il Piemonte e Roma, ma anche nell’alto Novarese e in Valsesia, dove si erano costituite le prime bande partigiane dell’area. In contatto col Partito d’Azione e col Partito Socialista, Biglieri entrò a far parte del 1° Comitato Militare Regionale Piemontese. Arrestato una prima volta dalle autorità repubblichine nel febbraio del 1944, riuscì, dopo dodici giorni di prigionia, a farsi liberare. Trasferitosi con una falsa identità a Torino, proseguì incessantemente la sua azione antifascista ma venne presto identificato. Catturato insieme ad altri membri del CLN, fu tra i partigiani uccisi al Poligono di tiro Martinetto il 5 aprile 1944.

Le lettere di Biglieri insieme ad altri 150 partigiane e partigiani condannati a morte sono raccolte in "Qui soltanto il cadavere, l'idea non muore". Lo trovate qui: https://bit.ly/4iaEB3j

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27 Jan, 10:39


46è aniversari de l'assassinat de l'independentista Martí Marcó
https://www.llibertat.cat/2025/01/46e-aniversari-de-l-assassinat-de-l-independentista-marti-marco-57662

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26 Jan, 20:20


O lo que es lo mismo. ESCLAVITUD

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25 Jan, 22:23


https://www.hispantv.com/noticias/ee-uu-/608819/israel-aumentar-vinculos-microsoft-guerra-gaza

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25 Jan, 22:14


https://www.elindependiente.com/tendencias/2025/01/25/seguridad-social-quitando-pensiones-de-viudedad/?utm_source=web&utm_medium=module&utm_campaign=mas+visto

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25 Jan, 22:07


https://www.elindependiente.com/internacional/2025/01/23/un-juez-bloquea-el-fin-de-la-ciudadania-por-nacimiento-de-trump-es-descaradamente-inconstitucional/

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25 Jan, 21:00


No tendrás nada y serás feliz 😀

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25 Jan, 19:19


https://www.elsaltodiario.com/pensiones/gobierno-pp-sacaran-adelante-una-reforma-incentivar-trabajo-72-anos

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25 Jan, 16:21


Nella cultura patriarcale giapponese era difficile essere una donna ribelle come Kanno Sugako. Nata nel 1880, aveva capito presto qual era il posto e la considerazione per le donne nel suo Paese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Dopo la morte della madre il padre si risposò e la sua matrigna la trattava con tanto disprezzo da arrivare a farla violentare da un minatore a soli 15 anni. Un evento che la traumatizzò profondamente anche perché vissuto nel silenzio e nella vergogna. Un silenzio e una vergogna che vennero meno quando Kanno leggendo uno scritto dello storico giapponese, Sakai Toshihiko, scoprì che anche in Giappone c'erano uomini che sostenevano che la vittima di uno stupro non deve sentirsi in colpa, che sono i suoi aguzzini a doversi vergognare.
Le parole di Sakai cambiarono Kanno che approdò a letture sempre più impegnate e anticonformiste. Si avvicinò ai movimenti rivoluzionari e divenne una scrittrice molto attiva in merito ai diritti delle donne.
Restò una convinta pacifista fin quando, nel 1908, dopo l'arresto in massa di socialisti e anarchici durante un raduno scoprì che molti di loro avevano subito torture. Protestò e venne arrestata anche lei. Decise allora di cambiare radicalmente il suo metodo di lotta: “l’imperatore Mutsuhito, paragonato con altri imperatori, sembra godere di una certa popolarità tra la gente comune e pare essere una brava persona. E ho pietà di lui in quanto individuo, ma è un imperatore, il primo responsabile dello sfruttamento economico del popolo. È politicamente alla base di ogni crimine commesso, è intellettualmente la causa fondamentale di ogni credenza superstiziosa. Concludendo, una persona che ricopre un ruolo simile deve essere eliminato”.
Dalla teoria Kanno passò all’azione: aveva già preparato l’esplosivo che avrebbe fatto saltare in aria Mutsuhito quando fu arrestata dopo una delazione. Con lei finirono dentro decine di anarchici, molti dei quali innocenti. 24 di loro verranno condannati alla pena di morte, inclusa Kanno, prima donna ad essere impiccata in Giappone con l’accusa di tradimento. In punto di morte, il suo pensiero non andò tanto alla sua sorte ma a quella dei compagni innocenti:

“Amici, compagni, più della metà di loro erano spettatori innocenti di quanto era stato orchestrato da 5 o 6 tra noi. Perché erano in qualche modo vicini a noi e perché sono anarchici ora saranno sacrificati in maniera orribile. Abbiamo navigato l’Oceano contro il vento dei pensieri di oggi, e siamo affondati”.

Kanno Sugako verrà impiccata il 25 gennaio del 1911.

Cronache Ribelli

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21 Jan, 15:41


Por la libertad de expresión

Voluntarismo en Lucha🏴

21 Jan, 15:41


https://youtu.be/TKQowLG5jo4?si=sYiWsp6IW-3WlLek

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20 Jan, 14:24


https://www.dolcevitaonline.it/guida-sotto-effetto-di-cannabis-denunciato-filippo-blengino/

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20 Jan, 10:00


DdL Sicurezza, anche per l'ONU viola i Diritti umani
Sei esperti ONU sottolineano i profili di conflitto del DdL Sicurezza con le convenzioni internazionali in materia di Diritti umani.
https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/ddl-sicurezza-anche-per-onu-viola-i-diritti-umani/

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20 Jan, 09:58


La Directa estrena Infiltrats al "30 minuts" de 3Cat amb informació inèdita

El reportatge, que desvela els patrons, els impactes i els errors de les operacions d’infiltració policial, s’emetrà diumenge 12 de gener a les 22:05 al programa "30 minuts" de 3Cat i és el resultat de tres anys d’investigacions.

Infiltrats explica com almenys quatre agents del Cos Nacional de Policia es van infiltrar, a principis del 2020, en diversos moviments socials dels Països Catalans. Per primera vegada, es fan públics els errors que van cometre i que van ser claus per descobrir-los.

Per fer-ho, s'ha entrevistat a una vintena d'activistes, testimonis i persones afectades per les infiltracions, advocats, psiquiatres, experts i policies.

Infiltrats és una producció de 3Cat amb la col·laboració de Directa i Polar Star Films.

https://directa.cat/la-directa-estrena-infiltrats-al-30-minuts-de-3cat-amb-informacio-inedita/

📣 Fes córrer la veu

🎬 #Infiltrats3Cat a "30 minuts"
🗓 Diumenge 12 de gener
22.05 h

Voluntarismo en Lucha🏴

20 Jan, 09:58


⚠️ IMPUNITAT A LES TORTURES!

Una jutgessa de Sabadell arxiva la causa per tortures a un dels CDRs, tot i haver estat criticada fa mig any per l'Audiència Provincial per inactivitat


L'arxivament arriba després que ajornés, amb cinc dies d'antelació, les onze citacions dels agents de la Guàrdia Civil investigats. Citacions que feia quatre anys que esperàvem i que la jutgessa va fixar, a contracor, per ordre de l'Audiència Provincial.

La jutgessa acorda el sobreseïment del cas i es deixa a la màniga la carta de l'amnistia, en cas que, de nou, l'Audiència Provincial li recrimini la seva jugada.

Denunciem també el paper de la fiscalia que en tot moment s'ha mostrat favorable a entorpir la investigació i a clausurar-la sense practicar les mínimes diligències d'investigació com la de les citacions dels tricornis implicats.

Informació:
https://alerta.cat/arxivada-querella-tortures-cdr/

A les xarxes:
https://x.com/AlertaSolidaria/status/1876932950920417577

Voluntarismo en Lucha🏴

20 Jan, 05:47


https://www.elindependiente.com/internacional/2024/02/27/robo-de-joyas-y-bicicletas-o-exhibicion-de-sujetadores-los-selfies-de-la-verguenza-de-los-soldados-israelies-en-gaza/

Voluntarismo en Lucha🏴

20 Jan, 05:46


https://www.elindependiente.com/espana/2025/01/19/denuncian-por-crimenes-de-guerra-a-un-sargento-israeli-de-vacaciones-en-barcelona/

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18 Jan, 13:32


https://youtu.be/YKx9cv5OKfg

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17 Jan, 15:29


https://youtu.be/civQcx8p-34?si=dE26K9URh3jrUlXw

Voluntarismo en Lucha🏴

17 Jan, 14:48


11 años…

Ione, el problema no es que Podemos haya sido derrotado por el “sistema”, sino que nació de él y para él. Su existencia no fue más que una jugada estratégica de los verdaderos centros de poder, diseñada para dividir, radicalizar y fragmentar la izquierda en España.

Desde el principio, Podemos no fue una amenaza real para el bipartidismo ni para el modelo neoliberal que dices combatir. Fue una herramienta creada para absorber el descontento social, canalizarlo dentro de un marco controlado y evitar que surgiera una alternativa política verdaderamente autónoma. Una izquierda fracturada es una izquierda inofensiva, y en eso habéis sido muy eficaces.

Tu partido nació con un discurso antisistema, pero ha terminado sirviendo fielmente a los intereses de las élites globalistas y del gobierno de Estados Unidos. El problema no es que el sistema os haya neutralizado; es que nunca estuvisteis fuera de él. Formasteis parte de la operación para desviar el foco de la lucha real y sustituirla por identidad, dogmatismo y sectarismo, exactamente lo que el poder necesita para evitar que la izquierda construya un frente sólido y soberano.

Podemos ha sido una máquina de polarización, de enfrentamiento y de destrucción del tejido político progresista en España. Os encargasteis de dividir la izquierda, radicalizarla y desplazar el debate hacia posiciones cada vez más extremas, asegurando que nunca pudiera representar una alternativa seria.

Y cuando por fin lograsteis entrar en el Gobierno, ¿qué hicisteis? Nada que pusiera en peligro los verdaderos intereses del poder. No cuestionasteis la sumisión de España a los intereses de Washington, ni el saqueo económico de Bruselas, ni el avance de un modelo económico cada vez más controlado por los grandes capitales. Jugasteis el papel que os asignaron: ser la izquierda domesticada, útil para sostener el sistema mientras fingís estar en contra de él.

Así que, Ione, no os han derrotado. Simplemente habéis cumplido la función para la que fuisteis creados. Una vez fragmentada la izquierda y polarizada la sociedad, vuestro trabajo está terminado.

Por cierto!
Felicidades por eso 11 AÑOS!

Voluntarismo en Lucha🏴

17 Jan, 14:45


https://x.com/hn11tw/status/1880194045600768504?s=12&t=_bjjBSSfY6B5un10wEcNjw

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16 Jan, 15:56


Arran assenyala amb pintura la Comissaria de la Policia Nacional Espanyola de Maó on treballa un dels infiltrats als moviments populars
https://www.llibertat.cat/2025/01/arran-assenyala-amb-pintura-la-comissaria-de-la-policia-nacional-espanyola-de-mao-on-treballa-un-de-57595

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16 Jan, 15:56


L'ANC engega una campanya d'accions "Per uns trens dignes, ÚNICA VIA: INDEPENDÈNCIA"
https://www.llibertat.cat/2025/01/l-anc-engega-una-campanya-d-accions-per-uns-trens-dignes-unica-via-independencia-57592

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16 Jan, 15:23


https://www.youtube.com/live/ILtAY2DXPRA?si=9NGbkwGPZW5aRnV3

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16 Jan, 14:09


https://www.abc.es/sociedad/sanidad-obligara-medicos-trabajar-cinco-anos-solo-20250116041945-nt.html

Voluntarismo en Lucha🏴

14 Jan, 09:13


📢

🆙
Protegim la #LlibertatPremsa amb l'indult de Julian Assange

DIVENDRES presentarem aquesta carta dirigida al president Biden @POTUS a l'ambaixada dels EUA

Entra al formulari, llegeix la carta i adhereix-t'hi
RT 🙏

🔜 ja.cat/assange

Voluntarismo en Lucha🏴

13 Jan, 18:49


https://youtu.be/7ACUqTgPgLw?si=32bRM4lI4pNNJ5qP

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13 Jan, 18:18


https://youtu.be/c3LBNSC8l0M?si=1qfk5aYxnhBepaM8

Voluntarismo en Lucha🏴

12 Jan, 17:13


ALS PAÏSOS CATALANS, EN CATALÀ

Som tossudes de mena,
perquè hem decidit que la nostra llengua no podia desaparèixer.
No per un romanticisme buit i nostàlgic,
sinó per la ferma voluntat de viure
col·lectivament des del nostre racó de món.

Som tossudes de mena. I vivim,
conjuntament, en català.


Defensem la llengua. Sembrem futur.


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Voluntarismo en Lucha🏴

12 Jan, 17:13


➡️ L'estat espanyol vulnera sistemàticament els nostres drets infiltrant policia als moviments socials i polítics anticapitalistes dels Països Catalans

Avui, a les 22:05 a TV3, el reportatge de 'La Directa' sobre les infiltracions policials als moviments socials i polítics i anticapitalistes dels Països Catalans


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Voluntarismo en Lucha🏴

11 Jan, 08:07


benefit per inguiatx a milano, in viale monza 255 (M1 PRECOTTO)

Voluntarismo en Lucha🏴

05 Jan, 07:38


En teoría, podría existir una alianza de coexistencia pacífica entre estas corrientes en una sociedad anarquista, siempre que se respeten ciertos principios compartidos y mecanismos de resolución de conflictos. Sin embargo, las tensiones ideológicas y prácticas entre ellas podrían generar desafíos complejos.

Bases para una Coexistencia Pacífica:

1. Autonomía Local y Voluntariedad:

Cada comunidad podría organizarse bajo su propio modelo económico (comunista, colectivista, mutualista o individualista), siempre que no intente imponer su modelo a otras.

La libre asociación permitiría que individuos elijan el tipo de comunidad o sistema en el que desean participar.

2. Principio de No Agresión:

Si todas las corrientes acuerdan no iniciar la violencia ni la coerción, se podría mantener la paz entre modelos con diferentes formas de propiedad y organización económica.

3. Mecanismos de Resolución de Conflictos:

Formas descentralizadas de arbitraje y resolución de disputas, como pactos federativos o confederaciones voluntarias, podrían facilitar la cooperación sin necesidad de un ente coercitivo central.

4. Espacios Comunes y Redes de Intercambio:

Podrían existir zonas neutrales o mercados voluntarios donde diferentes corrientes puedan intercambiar bienes y servicios sin imponer sus reglas de propiedad.

---

Desafíos y Puntos de Fricción:

1. Diferencias sobre la Propiedad:

El anarquismo comunista y colectivista rechazan la propiedad privada, mientras que el individualista y de mercado la consideran fundamental.

Esto podría generar conflictos al determinar si ciertos recursos (como la tierra o los medios de producción) deben ser poseídos colectivamente o individualmente.

2. Acumulación y Jerarquía Económica:

El anarquismo comunista y colectivista se oponen a la acumulación de riqueza, mientras que el anarquismo de mercado lo permite si es producto del intercambio voluntario.

3. Producción y Distribución:

Las corrientes comunistas promueven la distribución basada en la necesidad, mientras que las corrientes individualistas y mutualistas defienden el intercambio basado en la contribución o acuerdos voluntarios.

---
¿Conflicto Inevitable o Posible Convivencia?

Convivencia Posible: Si se mantiene la descentralización, la voluntariedad y se respeta la libertad de asociación, estas corrientes podrían coexistir pacíficamente.

Conflicto Inevitable: Si alguna corriente intentara imponer su modelo de forma universal o eliminar la disidencia (ej. abolir toda propiedad privada o imponerla), el antagonismo bélico sería difícil de evitar.


Conclusión:

Una confederación de comunidades autónomas con respeto a la libre asociación y el principio de no agresión parece la vía más viable para una coexistencia pacífica, aunque las tensiones filosóficas y prácticas probablemente requerirían soluciones dinámicas y flexibles.

Voluntarismo en Lucha🏴

05 Jan, 07:38


Debemos tener en claro algunas cuestiones fundamentales que nos diferencian entre anarquistas, en aspectos económicos:


- Mutualismo: La propiedad se basa en la posesión y el uso directo; promueve mercados libres sin usura, con intercambio voluntario y mutualidades.

- Anarquismo Colectivista: Los medios de producción deben ser gestionados colectivamente por los trabajadores, con compensación basada en el trabajo aportado.

- Anarquismo Comunista: Propone la abolición de la propiedad privada y la gestión colectiva de los recursos, con distribución según las necesidades sin intercambio monetario.

- Anarquismo Individualista: Defiende la posesión personal y rechaza la propiedad capitalista acumulativa; apoya la economía basada en intercambios voluntarios entre individuos.

- Anarquismo de Mercado: Sostiene un mercado libre y descentralizado sin intervención estatal, donde la propiedad privada es legítima si no se basa en privilegios coercitivos.

Voluntarismo en Lucha🏴

04 Jan, 07:53


https://youtu.be/UXnCoaQcH-Q?si=Msxd2SM0rX8ZcKBH

Voluntarismo en Lucha🏴

04 Jan, 07:53


https://www.razon.com.mx/mundo/2025/01/03/preocupa-brote-de-virus-hmpv-en-china-por-video-de-hospitales-saturados-esto-sabemos/

Voluntarismo en Lucha🏴

03 Jan, 19:03


“Anarchico, rapinatore, falsario… ma soprattutto muratore”. Queste sono le parole che introducono il documentario dedicato a Lucio Urtubia, uscito nel 2007: ci sembra la descrizione perfetta per un personaggio che è in realtà l’essenza della militanza e della vita trascorsa seguendo un ideale.
Lucio nasce nella Navarra, in Spagna, nel 1931. Cresce quindi nella Spagna franchista in condizioni di ristrettezza economica. Il padre si ammalò di cancro e non poteva neanche permettersi le medicine che alleviassero il dolore. Così un giorno chiede al figlio di prendere una pistola tenuta in casa e ucciderlo. Lui rifiutò, e decise così di compiere la sua prima rapina. Inizia una carriera criminale dove si dedica, inizialmente, al contrabbando tra Francia e Spagna. Diventa militare e ne approfitta per saccheggiare i depositi e donare il tutto ai più bisognosi. Scoperto, nel 1954 è costretto ad attraversare lui stesso i Pirenei e si rifugia in Francia, dove inizia a lavorare come muratore. Un mestiere che non abbandonerà mai, nonostante le mille imprese delle quali si rese protagonista. Conosce e dà rifugio a Sabaté Llopart, El Quico, e rimane affascinato dalla sua figura, diventando a sua volta rapinatore: esegue diversi colpi tra Francia e Olanda, donando i suoi proventi alla causa antifranchista. Ma a fare le rapine si rischiava, Lucio lo sapeva. Allora decise di inventarsi altro: così ideò la truffa degli assegni della City Bank, il più grande istituto di credito al mondo. Fabbricò migliaia di “travellers cheques” dell’istituto per un totale di circa 20 milioni di euro, come detto. La banca in breve tempo si trovò in difficoltà, la notizia si diffuse e le sue azioni crollarono a picco.
Lucio venne arrestato grazie a una trappola tesagli dalla polizia francese, ma non si perse d’animo: minacciò che, se fosse stato condannato, la sua stamperia clandestina avrebbe continuato a lavorare indisturbata e cercò un accordo con la banca. Fu così che i rappresentanti dell’istituto si trovarono seduti a un tavolo a trattare con un muratore: Lucio accettò di distruggere le stampe e loro non chiesero alcun indennizzo. Una vittoria su tutta la linea. Di quei soldi Lucio non tenne nulla. Andarono tutti ai compagni in giro per il mondo. Lui rimase a Parigi, costruì con le sue mani una casa per lui e Anne, la sua compagna. A pieno terra si trova il centro “Louise Michel”, un punto di aggregazione libertario nel quartiere parigino di Belleville, dove è rimasto fino al 2020, quando ci ha lasciato alla soglia dei novant'anni.

La storia di Lucio merita di essere raccontata e conosciuta. Ne abbiamo scritta anche una versione adatta a bambine e bambini che trovate in uno dei nostri C'era una (ri)volta. Li trovate insieme a prezzo scontato qui: https://bit.ly/4d27f3D

Voluntarismo en Lucha🏴

02 Jan, 19:33


https://youtu.be/_X_97NadoYE?si=FWCNzThF02HgkD3U

Voluntarismo en Lucha🏴

02 Jan, 18:30


https://www.youtube.com/live/CP_mMoq9Oqs?feature=shared

Voluntarismo en Lucha🏴

02 Jan, 01:28


Il 1º gennaio 1994, in concomitanza con l'entrata in vigore del Trattato di Libero Commercio Nordamericano (NAFTA), l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), un movimento radicale anticapitalista e indigenista, proclamò l’insurrezione. All'alba del 1º gennaio 1994, circa 3.000 combattenti occuparono diverse città del Chiapas, tra cui San Cristóbal de las Casas, Ocosingo, Altamirano e Las Margaritas. In questa occasione il Subcomandante Marcos, che dietro al suo passamontagna sarebbe divenuto il volto del Movimento, lesse la "Prima Dichiarazione della Selva Lacandona", denunciando il governo messicano come illegittimo e dichiarandogli guerra per ottenere democrazia, libertà e giustizia per i popoli indigeni. Il Chiapas è infatti uno degli stati più poveri e marginalizzati del Messico, caratterizzato da disuguaglianze estreme. Gran parte della popolazione indigena all’epoca viveva in condizioni di povertà estrema, con scarso accesso a terra, istruzione e servizi sanitari. Le politiche economiche neoliberiste, incarnate dal NAFTA, minacciavano di aggravare ulteriormente la situazione, in particolare eliminando le protezioni per le terre comuni indigene che già erano sotto attacco. All’insurrezione zapatista il governo rispose con la violenza: l'esercito messicano lanciò una massiccia offensiva che portò a scontri armati. Dopo 12 giorni di combattimenti fu dichiarato un cessate il fuoco a cui seguì una lunga trattativa. Il governo messicano alla fine accettò di sottoscrivere un accordo che avrebbe dovuto portare all’inserimento della costituzione della tutela delle comunità indigene. Accordo che fu puntualmente tradito dalle autorità governative del Chiapas, che negli anni seguenti ruppero continuamente il cessate il fuoco e compirono gravissimi crimini contro la popolazione civile. Dal 1994 l'EZLN continua a essere attivo e gestisce comunità autonome nel Chiapas, basate su principi di autogoverno, democrazia diretta e rispetto per le culture indigene.

Di Zapata e dello zapatismo si parla in "Zapata vive, la lucha sigue", che fa parte della nostra collana "Ricerche Ribelli". Lo trovate qui: https://cronacheribelli.it/products/zapata-vive-la-lucha-sigue-storia-e-memoria-dei-conflitti-sociali-del-messico-contemporaneo?_pos=1&_psq=zapata&_ss=e&_v=1.0

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31 Dec, 12:36


https://youtu.be/ijULx84HAA0?si=QNkLiT0gzbjJkjYf

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30 Dec, 18:05


Decidim!! fa una crida a incrementar les mobilitzacions "fins a arribar a la vaga general contra aquest govern criminal"
https://www.llibertat.cat/2024/12/decidim-fa-una-crida-a-incrementar-les-mobilitzacions-fins-a-arribar-a-la-vaga-general-contra-aqu-57516

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30 Dec, 17:38


https://youtu.be/At0c7hkXXhY?si=muCWHKTKjlHqlgSo

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30 Dec, 17:14


https://youtu.be/1uXbdL_TfwU?si=Xnv6V5_d8VKRZj4o

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30 Dec, 12:57


https://www.hispantv.com/noticias/ee-uu-/607339/biden-presidente-dano-hecho-palestinos

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29 Dec, 18:04


Fede e lavoro. Erano queste le parole d'ordine in casa Cervi. Il padre Alcide era iscritto già dal 1921 al Partito Popolare e crebbe i suoi 9 figli (sette fratelli e due sorelle) nelle campagne del reggiano, dove al sudore dei campi si coniugava l'impegno religioso. Contadini ed allo stesso tempo appassionati lettori, studiosi, per i Cervi l'emancipazione passa appunto dal lavoro nei campi, e ben presto diversi figli maturano un forte sentimento antifascista e una crescente coscienza comunista, proprio nel momento in cui il fascismo consolida il potere in maniera definitiva. Casa Cervi diventa, in definitiva, un vero e proprio laboratorio di antifascismo.
Con il conflitto e soprattutto in seguito all'8 settembre, i Cervi iniziano una militanza sempre più attiva a supporto del crescente movimento partigiano. Molti dei fratelli collaborano in importanti azioni partigiane ed il loro casolare diventa un punto di riferimento nella zona, un centro di latitanza e di supporto logistico fondamentale per i gruppi di resistenza del reggiano.
Nel novembre del 1943 il casolare dei Cervi viene circondato da oltre un centinaio di guardie repubblichine che sorprendono i fratelli ed altri componenti della loro banda. Segue un rapido scontro a fuoco, ma i fascisti decidono di velocizzare la resa dei Cervi dando fuoco alle stalle ed al casolare con dentro donne e bambini. Anni di lavoro, di risparmi e fatica vengono mandati in fumo in pochi minuti. Alcide Cervi, i suoi figli ed i loro compagni saranno arrestati.
Infine, il 28 dicembre dello stesso anno, tutti i sette fratelli Cervi, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, insieme al loro compagno di lotta Quarto Camurri, verranno fucilati al poligono di tiro di Reggio Emilia. Sette fratelli massacrati in un istante. Il verbale proveniente dall'amministrazione repubblichina in seguito al rapporto chiederà, laconico: "Sono sette fratelli?".

Abbiamo voluto ricordare la storia dei fratelli Cervi anche in Cronache Ribelli volume 3: trovate tutti e tre gli almanacchi "Cronache Ribelli" insieme a prezzo scontato al link in basso.
https://bit.ly/4atNboQ

Voluntarismo en Lucha🏴

29 Dec, 07:30


https://www.elindependiente.com/internacional/2024/12/29/la-nueva-izquierda-alemana-suena-a-fascismo-quiere-igualdad-economica-pero-solo-para-los-blancos/

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24 Dec, 05:41


https://www.elindependiente.com/internacional/2024/12/23/el-mensaje-de-una-cristiana-palestina-desde-belen-no-entiendo-que-desde-nuestra-religion-haya-alguien-en-espana-que-apoye-a-israel/

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23 Dec, 11:28


Firma l’appello contro il nuovo Codice della Strada https://ift.tt/evQyFgG

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21 Dec, 20:24


https://www.federacionanarquista.net/pedro-sanchez-era-el-jefe-de-gabinete-de-la-onu-en-los-bombardeos-a-civiles-en-yusgolavia/

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21 Dec, 17:35


🔥 Ahir més d'un centenar de persones, van participar a la #MarxaDeTorxes de Lleida.

Els moviments socials i organitzacions de la ciutat, units i colze a colze pels més de 300 presos polítics i els milers de represaliats.

Per l'#AmnistiaTotal: Unitat, organització i lluita!

Voluntarismo en Lucha🏴

21 Dec, 12:02


❤️

Voluntarismo en Lucha🏴

21 Dec, 12:01


https://youtu.be/4Ex76Y0oDKE?si=1r39-Xf_3iqI95rA

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20 Dec, 18:31


https://war.ukraine.ua/it/crimini-di-guerra-della-russia/

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20 Dec, 18:26


Anche il Consiglio d’Europa contro il DDL sicurezza https://ift.tt/CxaQiqb

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20 Dec, 18:05


Il 1973 è un anno cruciale nella storia del franchismo: il Caudillo Franco, che fino a quel momento aveva mantenuto tutto il potere per sé, a 81 anni decide di nominare il fidato Luis Carrero Blanco nuovo capo del governo. Essedo uno dei suoi più stretti collaboratori la scelta di Carrero come nuovo primo ministro sembrava la più logica per la successione.
Nato nel 1904 da una famiglia ricca, Luis Carrero Blanco nel 1918 entra alla accademia navale. Incontrò per la prima volta Franco nel 1925 e da quel momento in poi la sua figura sarà per sempre legata a quella del Caudillo. Nel 1936 Carrero Blanco si schiera immediamente con la Falange e Franco. Scala la gerarchia militare fino a diventare capo di stato maggiore della marina nel 1939. Nel 1940 fu autore di una relazione in cui sconsigliava l'ingresso in guerra al fianco di Italia e Germania.
La militante comunista catalana Eva Forest (nota come Julen Agirre) dirà poi di lui: "incarnava meglio di chiunque altro la figura del "franchismo puro" che, senza legarsi ad alcuna corrente, perseguiva la presa del potere in Spagna da parte dell'Opus Dei. Uomo senza scrupoli, aveva creato un suo stato nello Stato, una rete di informatori dentro ministeri, esercito e Falange così come nell'Opus Dei stessa. Divenne presto elemento centrale del sistema e pedina fondamentale dell'oligarchia, personaggio insostituibile per le sue capacità di manovra e ai fini degli equilibri di potere."
Il 20 dicembre del 1973, prima di andare al lavoro, si recò come al solito a messa. Dopo la funzione entrò in macchina e una violenta esplosione fece volare la sua auto, che superò il tetto di un palazzo di sei piani e ad atterrò su un balcone. L'esplosione, causata da un quintale di dinamite, fu talmente violenta che causò la distruzione della facciata di due edifici, della chiesa e di una trentina di auto parcheggiate nella stessa strada. I due agenti morirono sul colpo, Carrero Blanco morì solo dopo essere arrivato in ospedale.
L'attentato venne immediatamente rivendicato dall'ETA, organizzazione paramilitare che lotta per l'indipendenza del popolo basco. Dopo l'attentato, i responsabili attraversarono il confine col Portogallo per poi imbarcarsi di nascosto in una nave diretta a Nantes, in Francia. In un'intervista rilasciata nel 2006, l'indipendendista basco Iñaki Pérez Beotegui affermava ancora con orgoglio il ruolo dell'ETA nell'attentato, dicendo che "se non lo facevamo noi, non lo faceva nessuno". Disse che il piano originale era quello di rapire Carrero Blanco, ma che nel momento in cui venne nominato capo del governo si decise per una azione più drastica; inoltre, riferendosi a Carrero lo definì, ancora, 33 anni dopo l'attentato: "Luisito, ese hijo de puta".

Sul nostro shop si può trovare "Operazione Ogro", che parla appunto dell'operazione che portò all'eliminazione di Carrero Blanco. Una sola copia disponibile qui: https://bit.ly/4aoxGjj

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20 Dec, 15:49


https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/12/19/news/all_eyes_on_rojava-18036664/

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18 Dec, 17:34


Le foreste impiegano centinaia di anni (se non migliaia) per crescere. Poi bastano una dozzina di anni di intervento umano per farle scomparire. Questo fu infatti il destino della foresta di Prey Lang, in Cambogia, una delle più grandi del Sud-Est asiatico. La foresta subì un disboscamento intensivo dai primi anni Duemila: Prey Lang deteneva il triste primato di uno dei ritmi di raccolta di legna illegale più alti al mondo. A difenderla vi erano, come sempre, le comunità locali, di cui Chut Wutty divenne uno dei leader più conosciuti. Nato nel 1972, aveva avuto una formazione militare; aveva prima collaborato anche con i contingenti ONU in qualità di elettricista, e poi, con una centro di addestramento dell’esercito cambogiano. In seguito divenne il referente nazionale per la ONG Global Witness, la quale fu però espulsa dal paese nei primi anni Duemila. Iniziò quindi a muoversi da solo, senza il sostegno di grandi organizzazioni: in pochi si interessavano alla Cambogia, fattore che permise ai tagliaboschi illegali di prosperare.
Lo Stato cambogiano avrebbe dovuto tutelare le foreste e gli attivisti che le proteggevano, ma la verità era un’altra. Ironia della sorte, visto il passato di Chut, i militari e la polizia erano spesso in combutta con aziende criminali, soprattutto cinesi, che avevano trovato in Prey Lang una fonte inesauribile di legname a costi irrisori. E pare che avesse un ruolo anche una ONG locale che millantava di occuparsi di ambiente. Chut capì che avrebbe potuto fare la differenza smascherando questo intreccio di interessi. Il 26 aprile del 2012 portò con sé due giornaliste del Cambodia Daily per documentare il disboscamento: vennero però intercettati da alcuni miliziani che lo uccisero a colpi di mitra. Solo con la sua morte il mondo si ricordò di Chut Wutty. Nonostante ciò la Cambogia chiuse in fretta il caso, sostenendo che l’attivista aveva in realtà provato a fuggire da un posto di blocco dei militari. Negli anni Chut successivi ricevette vari riconoscimenti, ma soprattutto fu fonte di ispirazione e guida per tutti gli attivisti ambientali contro la deforestazione: la sua memoria guida ancora oggi chi si batte contro la distruzione delle foreste.

La storia di Chut è raccontata in agende e calendari 2025, dedicati ai ribelli di oggi. Li trovate qui: https://bit.ly/4fpSMQc

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26 Nov, 20:28


https://youtu.be/Sh3GmBcjPKs?si=tdo5-qpQt_Tak7eU

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26 Nov, 17:51


Il Codice di Salvini, forte solo con i deboli
Salvini e il suo Codice della Strage: con il nuovo Codice della Strada torna la penalizzazione del consumo di droghe. Leonardo Fiorentini su l’Unità del 26 novembre 2024.
https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/il-codice-di-salvini-forte-solo-con-i-deboli/

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25 Nov, 11:19


No passaran. Perquè juntes, organitzades i en lluita és l’única manera que podem garantir-nos unes vides dignes que paguin la pena viure. I aquest 25N, i cada dia, estem juntes i organitzades, des del moviment feminista!

#25N Dia Internacional contra les violències masclistes

MANIFEST DE LA CUP DEL DIA CONTRA LES VIOLÈNCIES MASCLISTES

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Voluntarismo en Lucha🏴

23 Nov, 19:28


“Verrò probabilmente ucciso”. Quando José Claudio Da Silva pronunciò queste parole al TED talk tenutosi a Manaus nel novembre del 2010, nel pubblico calò il silenzio. Parole che suonavano sinistre, come una sentenza di morte verso sé stesso. Fatto sta che nel maggio del 2011, il suo corpo e quello di sua moglie Maria do Espirito Santo vennero ritrovati a Nova Ipixuna, nello stato brasiliano di Parà, non lontani dalla propria abitazione.
José Claudio non era un veggente. Era però un attivista contro il disboscamento dell’Amazzonia, e sapeva che in Brasile ciò equivaleva a una condanna a morte. Perché le multinazionali con l’Amazzonia ci guadagnano milioni. E poco importa mettere a repentaglio quello che è un vero e proprio “polmone” dell’ambiente a livello mondiale e un ecosistema dalla ricchezza ineguagliabile. Il profitto è l’unica bussola che regola i loro princìpi. Chi vi si oppone non può esistere, non deve esistere. E José questo lo sapeva. Era nato nel 1957 e, dopo aver lavorato per una cooperativa che produceva prodotti sostenibili, decise di dedicare la sua vita alla protezione dell’Amazzonia e alla lotta contro il disboscamento selvaggio. Dall’inizio di questa pratica, infatti, le tipologie di piante native della foresta amazzonica erano state ridotte a un quarto di quelle originariamente esistenti. La situazione era critica e bisognava intervenire: in molti pagarono con il sangue questa scelta. Non pochi tracciarono un parallelismo tra la sua morte e quella di un altro storico attivista per la difesa dell’Amazzonia, Chico Mendes, ucciso nel 1988. Purtroppo neanche la morte di José Claudio fu l’ultima. Altri due attivisti vennero uccisi nelle settimane seguenti l’assassinio di José. E altri, anche e soprattutto indigeni, continuano a morire ancora oggi.

Cronache Ribelli

La storia di Jose, come altre 23 storia di ribellione dal 1990 a oggi, è raccontata in agende e calendari 2025: https://cronacheribelli.it/products/agenda-e-calendario-2025-ribelli-di-oggi

Voluntarismo en Lucha🏴

23 Nov, 19:28


Buenaventura Durruti era figlio di un ferroviere e nacque il 14 luglio 1896, a Leon. Lasciò presto gli studi per imparare il mestiere di meccanico ferroviario e, come suo padre, si iscrisse giovanissimo alla UGT, il principale sindacato spagnolo a inizio Novecento.
Fu l’esperienza del primo sciopero generale dell’agosto del 1917, duramente represso dal governo spagnolo (furono decine i morti e centinaia i feriti), a portarlo ad avvicinarsi al mondo anarchico e di conseguenza ad aderire alla CNT.
Dopo un breve esilio in Francia, causato proprio dalla sua attività sindacale, Buenaventura
fu attivissimo tra i lavoratori in agitazione nelle miniere asturiane. Questo suo protagonismo nelle file della CNT gli costò un ulteriore attenzione governativa che, dopo la salita al potere del dittatore Primo de Rivera, lo costringerà al secondo e ben più lungo esilio. Dal 1924 al 1932 Buenaventura girò diversi paesi, dalla Francia alla Germania, passando per il Sudamerica. Le informazioni di questo periodo della sua vita sono frammentate, ma sappiamo che lavorò spesso come meccanico (alla Renault ad esempio) e che al tempo stesso aderì al gruppo dei Los Solidarios, un gruppo di espropriatori che compiva rapine per finanziare la rivoluzione.
Nel 1932 Durruti, dopo essere anche stato deportato in Marocco, tornò a Barcellona, insieme alla compagna Emilienne. Qui nacque sua figlia Colette e lui riprese le sue attività politiche e sindacali.
La figura di Durruti diventa centrale nel luglio del ‘36, quando i militari golpisti che saranno poi guidati da Francisco Franco si sollevano contro il legittimo governo della Repubblica Spagnola. In questo contesto i militanti anarchici sono in prima fila nel combattere i soldati che hanno partecipato all’Alzamiento. Il contributo di Buenaventura nel partecipare allo scontro e coordinare i combattenti anarchici è fondamentale.
Dopo aver difeso la Catalogna, Durruti partì con una colonna armata verso il fronte Aragonese. Qui, anche a differenza di altre formazioni anarchiche, la Colonna Durruti dimostrò di essere in grado di sostenere l’urto nemico.
In autunno le autorità repubblicane chiesero a Durruti di spostare i suoi per difendere Madrid, che era assediata dai franchisti. Fu proprio in questo scenario che il 19 novembre Buenaventura fu colpito da un proiettile mentre si trovava al fronte. Morì il giorno seguente.
Molto si è detto e scritto sull'origine della pallottola che l’ha ucciso, ma nessuna ricostruzione è suffragata da prove certe.
Decine di migliaia di persone parteciparono ai suoi funerali a Barcellona, tributando un giusto omaggio a chi aveva dedicato la sua intera vita a lottare contro le ingiustizie e difendere i più deboli.

Raccontiamo la storia di Bueventura Durruti nel terzo volume di Cronache Ribelli. Trovate qui l'antologia con tutti e tre i volumi: https://bit.ly/4atNboQ

Voluntarismo en Lucha🏴

23 Nov, 19:28


“Qui si combatte per l’umanità, per i diritti e per l’internazionalismo rappresentato dall’MLKP. Siamo qui per combattere per la libertà. Il R**ava è l’inizio. Il Roj**a è la speranza.”
Queste sono le parole che risuonano nel video. Sullo sfondo vi è una bandiera rossa con falce e martello, con sotto la dicitura “MKLP”, Marxist-Leninist Ku***sh Party, uno dei principali partiti di sinistra nel Bakur, il K***istan settentrionale, controllato dalla Turchia. A pronunciarle è una ragazza, Ivana Hoffmann, padre tedesco e madre togolese. Una ragazza molto giovane, poco più di 19 anni. Le sue parole sono un addio: come per ogni combattente internazionalista, anche Ivana ha registrato il video prima di andare al fronte. Un video che si spera nessuno debba mai vedere, perché ciò avviene solo quando la protagonista dello stesso è morta in battaglia. Così è stato per Ivana, prima donna occidentale a cadere nella guerra “per l’umanità” - per utilizzare le sue stesse parole - contro Dae*h.
Siamo nel marzo del 2015 e gli islamisti sono stati sconfitti a K*bane appena due mesi prima. Ma la loro pressione resta forte su tutti i territori della Siria del Nord Est, dove le unità di protezione del popolo e delle donne stanno combattendo duramente a Tell Tamer, più a Est, per tenere il fronte. Ivana arriva alla fine del 2014 e il 7 marzo 2015 muore combattendo contro D*esh, risultando ancora oggi la più giovane internazionalista ad essere caduta in battaglia.
Ma per i curdi i martiri non muoiono: da allora Ivana porta avanti la loro lotta anche in Europa, dove la sua famiglia organizza un funerale che vede partecipanti da tutta Europa e rappresentanti del popolo curdo. Questo nonostante l’intervento delle autorità tedesche,che proprio in quel periodo discutevano dell'inserimento dell'MKLP nella lista delle organizzazioni terroristiche. Un terrorismo forse colpevole di aver dato vita, e difeso, un sistema basato su giustizia sociale, ecologia e femminismo. Un modello che viene e verrà difeso, ancora oggi e domani, da Ivana e da tutti i martiri caduti combattendo contro l’IS*S e la Turchia.

La storia di Ivana è raccontata in agenda e calendario 2025. Li trovate qui: https://bit.ly/4fpSMQc

Voluntarismo en Lucha🏴

23 Nov, 13:01


https://www.briega.org/es/opinion/8-reglas-bienes-comunes-ostrom-para-anarquistas

Voluntarismo en Lucha🏴

23 Nov, 09:12


https://youtu.be/KXmMiSRbrxE?si=gYa8OuslqnuhvYZA

Voluntarismo en Lucha🏴

22 Nov, 09:14


https://youtu.be/94eOva6lo3k?si=rmtqRZ3WzEdhoKv3

Voluntarismo en Lucha🏴

21 Nov, 15:58


Buenaventura Durruti era figlio di un ferroviere e nacque il 14 luglio 1896, a Leon. Lasciò presto gli studi per imparare il mestiere di meccanico ferroviario e, come suo padre, si iscrisse giovanissimo alla UGT, il principale sindacato spagnolo a inizio Novecento.
Fu l’esperienza del primo sciopero generale dell’agosto del 1917, duramente represso dal governo spagnolo (furono decine i morti e centinaia i feriti), a portarlo ad avvicinarsi al mondo anarchico e di conseguenza ad aderire alla CNT.
Dopo un breve esilio in Francia, causato proprio dalla sua attività sindacale, Buenaventura
fu attivissimo tra i lavoratori in agitazione nelle miniere asturiane. Questo suo protagonismo nelle file della CNT gli costò un ulteriore attenzione governativa che, dopo la salita al potere del dittatore Primo de Rivera, lo costringerà al secondo e ben più lungo esilio. Dal 1924 al 1932 Buenaventura girò diversi paesi, dalla Francia alla Germania, passando per il Sudamerica. Le informazioni di questo periodo della sua vita sono frammentate, ma sappiamo che lavorò spesso come meccanico (alla Renault ad esempio) e che al tempo stesso aderì al gruppo dei Los Solidarios, un gruppo di espropriatori che compiva rapine per finanziare la rivoluzione.
Nel 1932 Durruti, dopo essere anche stato deportato in Marocco, tornò a Barcellona, insieme alla compagna Emilienne. Qui nacque sua figlia Colette e lui riprese le sue attività politiche e sindacali.
La figura di Durruti diventa centrale nel luglio del ‘36, quando i militari golpisti che saranno poi guidati da Francisco Franco si sollevano contro il legittimo governo della Repubblica Spagnola. In questo contesto i militanti anarchici sono in prima fila nel combattere i soldati che hanno partecipato all’Alzamiento. Il contributo di Buenaventura nel partecipare allo scontro e coordinare i combattenti anarchici è fondamentale.
Dopo aver difeso la Catalogna, Durruti partì con una colonna armata verso il fronte Aragonese. Qui, anche a differenza di altre formazioni anarchiche, la Colonna Durruti dimostrò di essere in grado di sostenere l’urto nemico.
In autunno le autorità repubblicane chiesero a Durruti di spostare i suoi per difendere Madrid, che era assediata dai franchisti. Fu proprio in questo scenario che il 19 novembre Buenaventura fu colpito da un proiettile mentre si trovava al fronte. Morì il giorno seguente.
Molto si è detto e scritto sull'origine della pallottola che l’ha ucciso, ma nessuna ricostruzione è suffragata da prove certe.
Decine di migliaia di persone parteciparono ai suoi funerali a Barcellona, tributando un giusto omaggio a chi aveva dedicato la sua intera vita a lottare contro le ingiustizie e difendere i più deboli.

Raccontiamo la storia di Bueventura Durruti nel terzo volume di Cronache Ribelli. Trovate qui l'antologia con tutti e tre i volumi: https://bit.ly/4atNboQ

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20 Nov, 17:08


Violenza contro le donne: l'azione di ITANPUD
Campagna per Eliminare la Violenza Contro le Donne che Usano Droghe (EVAWUD) 2024
https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/violenza-contro-le-donne-lazione-di-itanpud/

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20 Nov, 13:37


https://www.dolcevitaonline.it/ddl-sicurezza-manifestazione-14-dicembre/

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19 Nov, 19:31


Timur Kacharava era cresciuto in una famiglia di militari, ma odiava gli eserciti, le bombe e l’autorità. Timur era di origine georgiana, e per questo veniva considerato uno “straniero”, specie nel periodo subito precedente alla breve guerra russo-georgiana. Timur era un antifascista, un punk, un musicista. Era una pecora nera nella Russia dove Vladimir Putin era salito al potere ormai da diversi anni, un paese che cercava di darsi un’immagine di ortodossia e rigore morale.
Timur era nato nel 1985 e fin da giovanissimo si era avvicinato, all’Università di San Pietroburgo, a gruppi antifascisti di ispirazione anarchica. Come detto, era anche musicista, e suonava come chitarrista nella band punk “Sandinista!”. Nel 2005 con la sua band andò in tour in Svezia come spalla di gruppi più famosi. Fu proprio al ritorno da questo viaggio che, a causa del suo attivismo, fu preso di mira da militanti di estrema destra. Il 13 novembre 2005, Timur rientrava da una distribuzione di cibo ai più bisognosi. Tra le altre cose, infatti, faceva parte di “Food, not bombs!”, un gruppo che, tra le sue varie attività, distribuisce cibo ai senzatetto e ai poveri. Venne assalito, mentre era insieme al suo amico Maxim Zgibai, da una dozzina di neonazisti in piazza Vosstanija. Diverse persone lo bloccarono mentre veniva preso a coltellate: un colpo al collo fu fatale.
Le settimane successive i suoi compagni e gli studenti chiesero a gran voce giustizia per il suo assassinio. Vennero fermate diverse persone, tutte giovanissime. Alla fine vi saranno varie condanne, ma a scontare il carcere sarà solo Alexander Shabalin, condannato a una pena di 12 anni nel 2007. Fu una parziale vittoria per le compagne e i compagni di Timur, dato che la corte riconobbe l’aggravante di odio razziale e politico. Shabalin fu, tuttavia, il solo a pagare e con una pena relativamente irrisoria, giustificata dal fatto che l’aggressione veniva considerata “casuale” e non premeditata, nonostante le minacce telefoniche arrivate spesso a casa di Timur. Il suo purtroppo rientra in quei casi di antifascisti russi uccisi da nazisti nei confronti dei quali il regime ha un atteggiamento bivalente: da un lato ne nega l’esistenza, dall’altro li utilizza per eliminare oppositori scomodi.

Cronache Ribelli

Abbiamo ricordato Timur in agende e calendari 2025. Info su www.cronacheribelli.it

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19 Nov, 15:37


La paz es el camino. NO A LA GUERRA!!! 🏴

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19 Nov, 15:36


https://as.com/actualidad/politica/ucrania-ataca-rusia-por-primera-vez-con-los-misiles-de-largo-alcance-atacms-n/

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17 Nov, 06:05


https://www.elindependiente.com/espana/2024/11/16/jovenes-saharauis-llevan-grito-ferraz-psoe/

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16 Nov, 16:11


Sul suo corpo c’erano i segni di cinquantasette ferite dovute a colpi di pistola. Cinquantasette ferite che uccisero un ragazzo di 26 anni, Manuel Esteban Paez Terán che, nel 2023, stava manifestando contro la realizzazione di un grande centro di addestramento della polizia di Atlanta. Lo stesso corpo di polizia che si era reso responsabile, nel maggio del 2020, della morte di George Floyd, soffocato dall’agente Derek Chauvin. Per tutta risposta la città di Atlanta decise, mentre ancora l’eco della morte di Floyd risuonava negli USA e in tutto il mondo, di costruire un nuovo centro di addestramento della polizia alle porte della città, peraltro abbattendo ben due chilometri di bosco.
Da qui partì il movimento Stop-Cop, il cui fine primario era proprio impedire la realizzazione del centro. Progetto finanziato dalla Atlanta Police Foundation, un’associazione che supporta progetti legati alla polizia locale con fondi privati.
Partiva così la battaglia tra il movimento Stop-Cop e la polizia, iniziato con l’occupazione del terreno nel gennaio del 2023 da parte degli attivisti. La mattina del 18 gennaio ha preso via lo sgombero, e gli eventi che hanno portato alla morte di Manuel vengono raccontati in modo diverso a seconda del punto di vista. Secondo la polizia, l’attivista avrebbe rifiutato di uscire dalla tenda e, alla minaccia degli agenti, avrebbe sparato con un’arma in sua dotazione, ferendo un agente. Questa versione viene respinta totalmente dagli attivisti: sebbene Manuele detenesse effettivamente un’arma, al momento dell’irruzione era disarmato, seduto e con le gambe incrociate. La situazione di tensione fece partire dei colpi, e un agente venne ferito dal fuoco amico. Il caos che seguì portò la polizia a fare fuoco e uccidere Manuel. Un’autopsia indipendente, comunque, stabilì che non vi erano segni che il ragazzo avesse sparato prima di essere ucciso. Fatto sta che, ad oggi, nessuno ha pagato per la sua morte. Nei mesi a cavallo tra 2023 e 2024, tuttavia, diversi appartenenti a Stop-Cop sono stati arrestati e accusati di terrorismo.

A Manuel e a molte e molti altri ribelli di oggi son dedicate agende e calendari 2025. Li trovi qui: https://bit.ly/4fpSMQc

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16 Nov, 16:11


“Qui il Politecnico! Popolo greco, il Politecnico è la bandiera della
vostra sofferenza e della nostra sofferenza contro la dittatura e per la
democrazia”.
Questo il messaggio che per tre giorni un’improvvisata stazione radiofonica fece riecheggiare nelle case di tutti gli ateniesi. A lanciarlo, gli studenti che il 14 novembre 1973 decisero di occupare il Politecnico di Atene, in palese sfregio all’ordine che la dittatura dei Colonnelli, da ormai sei anni, imponeva alla Grecia.
Si trattava di un’azione coraggiosa e impavida, poiché il regime già altre volte aveva risposto col pugno di ferro a chiunque avesse osato sfidarlo, tanto nelle piazze, quanto nei luoghi istituzionali.
Il colonnello Geōrgios Papadopoulos, che guidava la giunta dei golpisti, ebbe due giorni di tentennamento che permisero agli studenti di propagandare le proprie idee in città, raccogliendo appoggi, più o meno espliciti, da buona parte della popolazione. Lavoratori, uomini, donne, persone comuni decisero di raccogliere l’appello e si recarono al Politecnico.
Qualcuno recuperò anche i vecchi fucili sepolti dai tempi della guerra civile, anche se erano ben poca cosa di fronte ai carri armati che il regime promise di inviare, e che inviò. Dopo un ultimatum dell’esercito che intimava la resa, a cui gli studenti
risposero un fermo no, il 17 novembre, alle tre di notte, un tank Amx-30 si aprì un varco distruggendo il cancello della facoltà. Nella macelleria che seguì, ben ventiquattro civili - secondo le stime più basse - persero la vita. Molti di loro si erano arresi. Così come si erano arresi tanti giovani che vennero pestati a sangue dai militari all’interno della struttura.
Il giorno dopo Atene era ormai pacificata. Sebbene la protesta si concluse nel sangue e senza ottenere un immediato cambio di regime, la giunta uscì fortemente indebolita dai fatti del Politecnico.
Nelle settimane seguenti Papadopoulos fu spodestato da un altro colonnello, Dīmītrios Iōannidīs, che però rimase in carica solo pochi mesi prima che il regime fosse definitivamente abbattuto, nel luglio 1974. Il Politecnico, già teatro durante la Seconda guerra mondiale di uno dei centri più attivi di resistenza - basti pensare che diciotto suoi studenti vennero uccisi dagli occupanti tedeschi - è stato anche negli anni successivi, fino ai giorni nostri, uno dei luoghi centrali del dissenso del popolo greco.

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14 Nov, 21:50


Hijo del pueblo, te oprimen cadenas
Y esa injusticia no puede seguir
Si tu existencia es un mundo de penas
Antes que esclavo prefiero morir
Esos burgueses, asaz egoístas
Que así desprecian la Humanidad
Serán barridos por los anarquistas
Al fuerte grito de libertad
Rojo pendón, no más sufrir
La explotación ha de sucumbir
Levántate, pueblo leal
Al grito de revolución social
Vindicación no hay que pedir
Solo la unión la podrá exigir
Nuestro pavés no romperás
Torpe burgués
¡Atrás! ¡Atrás!

https://m.youtube.com/watch?v=w_Twgu63nAQ

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14 Nov, 05:56


https://youtu.be/lunWKB99U6Y?si=jkEByL1d1hGOrFWp

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13 Nov, 19:15


http://www.8sorbosdeinspiracion.com/wp-content/uploads/2019/09/8sorboscitas-de-Alexandra-David-Nell-Naturaleza.jpg

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13 Nov, 19:14


https://es.m.wikipedia.org/wiki/Alexandra_David-N%C3%A9el

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13 Nov, 17:51


“...Un ordine nuovo è nato, basato sulla libertà e la giustizia sociale. Nelle officine non comanda più il padrone, ma la collettività, attraverso consigli di fabbrica e sindacati. Sui campi non trovate più il salariato costretto ad un estenuante lavoro nell'interesse altrui. Il contadino è padrone della terra che lavora, sotto il controllo dei municipii.Negli uffici,gli impiegati,i tecnici, non obbediscono più a una gerarchia di figli di papà, ma ad una nuova gerarchia fondata sulla capacità e la libera scelta. Obbediscono, o meglio collaborano, perché‚ nella Spagna rivoluzionaria, e soprattutto nella Catalogna libertaria, le più audaci conquiste sociali si fanno rispettando la personalità dell'uomo e l'autonomia dei gruppi umani. Comunismo, si, ma libertario. Socializzazione delle grandi industrie e del grande commercio, ma non statolatria: la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio è concepita come mezzo per liberare l'uomo da tutte le schiavitù. L'esperienza in corso in Ispagna è di straordinario interesse per tutti. Qui, non dittatura, non economia da caserma, non rinnegamento dei valori culturali dell'Occidente, ma conciliazione delle più ardite riforme sociali con la libertà. Non un solo partito che, pretendendosi infallibile, sequestra la rivoluzione su un programma concreto e realista : anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani collaborano alla direzione della cosa pubblica,al fronte, nella vita sociale. Quale insegnamento per noi italiani!
Fratelli, compagni italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per recarvi il saluto dei volontari italiani. Sull'altra sponda del Mediterraneo un mondo nuovo sta nascendo. E' la riscossa antifascista che si inizia in Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l'Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, cosi vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perchè la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d' inerzia e di abbandono, di riprendere in in mano il loro destino…”

Questa una parte dell’emozionante discorso che Carlo Rosselli pronunciò alla radio di Barcellona il 13 novembre del 1936, alcuni mesi dopo l’Alzamiento, la sollevazione dei militari poi capeggiati da Franco. Un discorso destinato agli italiani, per smontare le false informazioni che la stampa dava sullo stato della guerra civile, per incitarli a bloccare le armi e i carichi destinati alla penisola iberica, e sopratutto per mostrare come una vittoria delle forze repubblicane avrebbe potuto incidere profondamente anche in Italia. Da qui il titolo “Oggi in Spagna, domani in Italia”.
Carlo Rosselli verrà ucciso in Francia da sicari dell’estrema destra.

Voluntarismo en Lucha🏴

12 Nov, 20:34


https://youtu.be/DBUTIJiT7I4?si=IPb1dynpYefFU7HL

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12 Nov, 20:20


https://academia-lab.com/enciclopedia/anarquismo-individualista-en-los-estados-unidos/

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12 Nov, 20:03


https://youtu.be/7o6l6yJ_cfM?si=u5fSiwwmDDt7Uf-9

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12 Nov, 06:05


https://youtu.be/vzpM-tzIs7U?si=gwruMiS7QHP8lPNg

Voluntarismo en Lucha🏴

12 Nov, 06:05


https://youtu.be/CzgkHIwSkP8?si=yVKn4dvWtkgqs_Of

Voluntarismo en Lucha🏴

11 Nov, 06:39


https://www.youtube.com/live/A5Ar6vAMQis?si=rWelP20R6SKDr1V0

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11 Nov, 05:07


https://youtu.be/JP0DMCrDjT4?si=QJ8rysgFW-Lwd91Y

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09 Nov, 13:44


«Pero la sociedad, en la humanidad, de ningún modo se ha creado sobre el amor ni tampoco sobre la simpatía. Se ha creado sobre la conciencia -aunque sea instintiva- de la solidaridad humana y de la dependencia recíproca de los hombres. Se ha creado sobre el reconocimiento inconsciente semiconsciente de la fuerza que la práctica común de dependencia estrecha de la felicidad de cada individuo de la felicidad de todos, y sobre los sentimientos de justicia o de equidad, que obligan al individuo a considerar los derechos de cada uno de los otros como iguales a sus propios derechos.»

Piotr Kropotkin, Introducción a El apoyo mutuo

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09 Nov, 11:55


Som País Valencià.

💛

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08 Nov, 15:48


https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/da-proudhon-a-chomsky-storia-del-socialismo-libertario/

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08 Nov, 13:38


Jin, Jîyan, Azadî.
Donna, vita, libertà.
Tre parole che continuano a scandire non solo le rivolte, ma anche la vita di molte comunità curde. Le prime due parole sono anche legate da una radice lessicale comune: il nome curdo Jina è un riferimento alla vita. Eppure in Iran un nome bellissimo come Jina non è ammesso, poiché non ha radici persiane e islamiche. Jina Amini, era nata nel 1999 a Saqqez, nell’Iran nordoccidentale, o per meglio dire nel Rojhilatê, il Kurdistan orientale, all’anagrafe il suo nome ufficiale è infatti Mahsa Amini.
La sua storia è tristemente nota. Il 13 settembre del 2022 Jina, all’epoca ventiduenne, viene fermata ad un posto di blocco poiché non indossa correttamente l’hijab. Viene portata via dalla polizia e, secondo il fratello, subisce diverse percosse. Tre giorni dopo è stata dichiarata morta. L’autopsia ufficiale ha affermato che era deceduta in seguito a un collasso dovuto a una malattia per la quale era stata operata all’età di 8 anni. Una versione che la famiglia ha sempre negato.
La notizia della morte di Jina causa la maggiore ondata di proteste in Iran sin dal 1979, ovvero dalla Rivoluzione islamica. In Europa e in Nord America le rivolte assumono una chiave di lettura di mero antagonismo al regime, notoriamente avverso agli Stati Uniti, quando non assumono toni più marcatamente islamofobi. Ma la lotta dal basso che parte con la morte di Jina Amini è una lotta contro il patriarcato, lo stesso che si può trovare negli USA, in Francia o in Italia. Una lotta universale che riguarda le donne e anche gli uomini, scesi in massa a supportare le proteste. La repressione del regime non si è fatta attendere. L’ondata di proteste ha portato a centinaia di morti (oltre 500 persone secondo alcune ONG, decine delle quali erano minorenni) e migliaia di arresti. Già a partire dalla fine del 2022 e nel corso del 2023, l’eco delle proteste andò spegnendosi, anche grazie alla fortissima repressione attuata dalla Repubblica Islamica. Ma lo sguardo delle donne curde (e non solo) in Iran è rimasto vigile, e puntato a Ovest, in Rojava, dove quelle stesse donne hanno portato avanti una rivoluzione femminista in un posto dove, proprio come in Iran, pareva impossibile.

Raccontiamo la storia di Mahsa nelle nostre agende e calendari 2025, dove raccontiamo ribellioni recenti, dal 1990 a oggi. Le trovi qui: https://cronacheribelli.it/products/agenda-e-calendario-2025-ribelli-di-oggi

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07 Nov, 22:31


https://rojavaazadimadrid.org/religiosidad-y-laicidad-la-religion-y-el-estado/

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07 Nov, 20:33


https://youtu.be/2df2mgLXf-o?si=jvGjCGVyTz7jCIgr

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07 Nov, 06:52


Viva la libertad 🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈🏳‍🌈

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07 Nov, 06:51


https://youtube.com/shorts/I0uDgFlRP7Q?si=Co0W8_MsweVh53C5

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07 Nov, 06:32


https://www.religionenlibertad.com/blog/56227/marx-engels-lenin-sobre-islam-por-eduard-yitzhak.html

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06 Nov, 15:28


https://www.kienyke.com/historias/ku-klux-klan-odio-racial-al-extremo

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05 Nov, 16:27


https://academia-lab.com/enciclopedia/anarquismo-individualista-en-los-estados-unidos/

Voluntarismo en Lucha🏴

04 Nov, 16:49


Ci sono molti eventi storici su cui si è da tempo innestata una narrazione falsa, tossica, profondamente pericolosa. E a volte questa narrazione è così ampia da investire un evento di portata tanto grande che sembrerebbe impossibile rendere plausibile un’opera così profondamente mistificatoria. Iinvece questo è quello che accade ormai da tempo intorno alla Grande Guerra. La propaganda nazionalista e istituzionale continua a volerci far credere che milioni di italiani, mossi da un pervicace sentimento patriottico, si sarebbero precipitati a combattere sulle trincee poste a difesa (o meglio offesa) dei sacri confini.
Abbiamo così deciso di fornire alcune cifre (le fonti le trovate nel primo commento) che rendono bene l’idea non solo di cosa sia stata la guerra per gli italiani, ma anche la straordinaria vastità dei gesti di ribellione che i civili e i soldati del nostro Paese hanno messo in campo per opporsi o sfuggire all’inutile strage.
Intanto le cifre finali della guerra: 700.000 morti, 1 milione di feriti, di cui circa la metà invalidi permanenti, 40 miliardi di lire di allora spesi per il conflitto, ovvero la stragrande maggioranza della spesa pubblica (oltre il 70%). In un esercito composto per la metà da contadini (2,5 milioni di uomini delle campagne a cui vanno aggiunti operai, piccoli artigiani e minatori, studenti...) ci furono 400.000 soldati processati per insubordinazione e autolesionismo, 100.000 invece i processi per renitenza alla leva (senza contare le decine e decine di migliaia a carico degli emigrati). Ancora di più furono le denunce degli ufficiali verso i sottoposti, quasi 900.000. Tra i processati circa 170.000 vennero condannati, 16.000 all’ergastolo, e 750 almeno alla fucilazione (difficile stabilire quanti soldati vennero fucilati sul posto durante i combattimenti o le fughe). Seicentomila soldati italiani vennero fatti prigionieri e, anche grazie al comportamento del governo italiano che li trattò da codardi e impedì sostanzialmente l’invio di pacchi viveri tramite la Croce Rossa, 100.000 morirono durante la prigionia. Durante il periodo di comando del gen. Cadorna morivano circa 11.00 persone al giorno.
Intanto, nel fronte interno, centinaia di migliaia di italiani, di cui nessuno vuole ricordarsi, scendevano per le strade e per le piazze (le fonti parlano di centinaia di manifestazioni tra il 1914 e il 1917) per protestare contro l’ingresso in guerra dell’Italia. Contro di loro si scatenò la dura repressione di polizia e carabinieri.
Insomma già queste poche cifre ci raccontano una storia diversa da quella edulcorata e imbellettata che oggi sentiremo nei telegiornali, nelle piazze, nei comunicati di chi ancora a 100 anni di distanza vuole lucrare sulla pelle di nostri soldati mandati “a stendere le proprie carcasse sui reticolati nemici”.

Voluntarismo en Lucha🏴

02 Nov, 12:17


https://m.youtube.com/watch?v=76gxPVmX27k

Voluntarismo en Lucha🏴

02 Nov, 12:14


https://www.mises.org.es/2021/03/introduccion-al-argumento-budista-a-favor-de-la-libertad-politica-y-economica/

Voluntarismo en Lucha🏴

02 Nov, 11:34


Che ci fa un ragazzino con una pistola? La guarda, la osserva, se la passa tra le mani. È pesante una pistola, più di quello che si possa immaginare, specie per un ragazzino magrolino come Anteo. La apre, carica i proiettili, la osserva di nuovo. Col piombo dentro è ancora più pesante. Fa quasi fatica a maneggiarla. Con il colpo in canna quell'oggetto ora può uccidere o far male. Ma a chi, o a cosa?
Cosa ci fa un ragazzino con una pistola?
"Con quest'arma ammazzo il duce".
Anteo Zamboni era nato a Bologna in una famiglia di anarchici, di professione tipografi. Pare che il padre, per ragioni economiche, si fosse "convertito" al fascismo dopo la salita al potere di Mussolini. Del resto si sa molto poco della sua vita, eccetto per quanto accadde quel 31 ottobre del 1926.
Mussolini si era recato a Bologna per inaugurare lo stadio Littoriale. Nel pomeriggio stava rientrando verso la stazione a bordo di un'automobile quando dall'angolo spuntò un ragazzino, pistola in mano, il quale esplose un colpo in direzione del duce. Un maresciallo dei carabinieri lì presente colpì all'ultimo istante il braccio del ragazzo. Il proiettile sfiorò Mussolini e si infilò nella portiera dell'auto.
"Pochi centimetri. Per una manciata di centimetri non ho ammazzato il duce".
Anteo tentò la fuga, ma venne bloccato da un militare, tale Carlo Alberto Pasolini, il padre di Pier Paolo. Non lo tenne in custodia a lungo. Due squadristi si impadronirono ben presto del giovane, al quale riservarono un destino crudele. Sputi e insulti durarono poco. Passarono presto alle botte. Poi le coltellate, quattordici.
"Muoio".
Seguì un colpo di pistola, secco. Anteo Zamboni morì così.
Al suo attentato seguì una repressione ancora più violenta da parte del regime. Vennero ufficialmente dichiarati decaduti i deputati non fascisti. Venne ripristinata la pena di morte e il confino per i dissidenti. La pistola di Anteo era risultata ancora più pesante del previsto.
"Un attimo prima. Se solo avessi sparato un attimo prima".
Cronache Ribelli
Raccontiamo la storia di Anteo anche in Cronache Ribelli 3.
Lo trovate seguendo il link nel primo commento.
PS: Secondo alcune ricostruzioni Zamboni fu incolpato di un attentato ordito da altri, nello specifico dall'ala cosiddetta intransigente del fascismo, penalizzata dopo l'istituzionalizzazione del movimento. Onestamente siamo portati a credere che se soltanto Mussolini avesse lontanamente pensato che Farinacci o chi per lui avessero ordito questa macchinazione nei suoi confronti avrebbero fatto ben altra fine.

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


Actions against Turkish attacks on #Rojava in solidarity with the Guerrilla resistance in #Kurdistan and for the Freedom of Abdullah Öcalab: Greece, Kurdistan, Germany, Italy, Switzerland, Austria, Finland, Sweden... 🌍

Stop bombing Kurdistan - Boycott Turkish fascism!

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


Prisons Kill - Down with 41-bis
https://barrikade.info/article/6710
...
The Italian state continues to enforce its torture tract without any consequences

We stand in solidarity with all political prisoners !

Freedom for Alfredo, for Maja, for Hanna, for Tobi, for Thea, for Lina, for Nanuk, for Finn,
and all other anti-fascists in prison!

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


Altzaga, Basque Country @antifastreet

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


Λυκαβηττός 27/10/24. Παρέμβαση με πανό για τις επιθέσεις της Τουρκίας στη Β/Α Συρία (Ροζαβα).

Η δομή νεολαίας της Κοινότητας Κατειλημμένων Προσφυγικών συμμετέχει στα διεθνή καλέσματα σε δράση για την Βόρεια Ανατολική Συρία, ενάντια στους βομβαρδισμούς που ξεκίνησαν από την 23η Οκτωβρίου, με επίκεντρο την Ροζάβα, αλλά και άλλες περιοχές.

Άλλη μια φορά, οι βασικοί στόχοι του φασιστικού κράτους της Τουρκίας, είναι κάθε υποδομή και υπηρεσία που είναι κρίσιμη για την βιωσιμότητα της κοινωνίας. Οφείλουμε να κινηθούμε ενάντια σε αυτές τις εγκληματικές προσπάθειες αφανισμού.

Οι αυτοοργανωμένες κοινότητες αποτελούν το μεγαλύτερο αγκάθι στα κάθε είδους ιμπεριαλιστικά-αποικιοκρατικά σχέδια των ιμπεριαλιστικών δυνάμεων, και οι κοινότητες, χωριά, αυτοργανωμένες περιοχές του Κουρδιστάν αποτελούν παράδειγμα αγώνα για όλα τα κινήματα, σε κάθε γωνιά του κόσμου. Η διεθνής κοινότητα οφείλει να δράσει, να δείξει την αλληλεγγύη της και να σταθεί στο πλευρό των λαών που αντιστέκονται.

Δομή Νεολαίας Συ.Κα.Προ

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


🔥 BERXWEDAN JIYAN E - RESISTANCE IS LIFE!

➡️ RiseUp4Rojava ⬅️

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


https://primeravocal.org/5775-2/

Voluntarismo en Lucha🏴

31 Oct, 19:48


Proclamación de la Segunda República en Valencia

Plaza de Emilio Castelar

La Semana Gráfica. 18 de abril de 1931

Voluntarismo en Lucha🏴

30 Oct, 09:59


Storie e immagini dai giovani colpiti dalla war on drugs
Cosa significa Riduzione del Danno per te? Aperta una call per contributi di storie ed immagini sull’impatto della war on drugs sui giovani in vista della Conferenza internazionale della Riduzione del Danno che si terrà a Bogotá, in Colombia, dal 27 al 30 aprile 2025.
https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/storie-e-immagini-dai-giovani-colpiti-dalla-war-on-drugs/

Voluntarismo en Lucha🏴

30 Oct, 09:59


L’erba è il diavolo. Tutti all’inferno o in galera
Leonardo Fiorentini scrive sul ddl sicurezza e la cannabis light per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto del 30 ottobre 2024.
https://www.fuoriluogo.it/rubriche/la-rubrica-di-fuoriluogo-sul-manifesto/cannabis-light-erba-e-il-diavolo-tutti-inferno-o-in-galera/

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29 Oct, 16:57


Le riforme agrarie del secondo dopoguerra non ebbero un impatto profondo in Calabria, dove imperava una nobiltà latifondista che si è accaparrata - in maniera non sempre legale - le terre che dovevano essere in teoria redistribuite. Ben presto il malessere dei contadini, che lavoravano con ritmi disumani senza poi godere del frutto della loro fatica, portò ad una serie di proteste che sfociarono nell'occupazione delle terre.
Melissa, piccolo borgo poco a nord di Crotone, non faceva eccezione. La dieta di un melissese medio era costituita prevalentemente da fagioli, pane e minestra di fave. Ben presto i contadini si organizzarono ed occuparono un terreno nella località Fragalà. I baroni locali, i loro diretti dipendenti e i parlamentari calabresi della DC chiesero aiuto a Roma. Uno dei reparti della celere si stabilì presso la tenuta del barone Berlingeri, dov'era in corso l'occupazione. Era l'ottobre del 1949. Vi furono da subito da parte degli agenti molestie contro le donne e minacce contro gli uomini. I manifestanti, al contrario, continuarono ad occupare la terra senza alcuna violenza e si limitarono a coltivare quegli spazi che dovevano esser loro di diritto.
Il 29 ottobre la situazione degenerò: i rappresentanti locali della protesta, tra i quali il sindaco socialista ed il segretario del PCI, furono fermati dalle forze dell'ordine mentre i celerini arrivavano a Fragalà. I contadini inizialmente non si preoccuparono, mai avrebbero pensato ad atti violenti da parte della polizia. Si sbagliavano. Prima vi furono i lacrimogeni, poi venne aperto il fuoco e furono perfino lanciate delle bombe a mano. Caddero Francesco Nigro, Giovanni Zito ed Angelina Mauro, rispettivamente di 29, 15 e 23 anni, vi furono dozzine di feriti e di animali morti. Antonella si sarebbe dovuta sposare pochi giorni più tardi. Al massacro seguì un processo senza esito alcuno e la quasi completa rimozione da parte dell'opinione pubblica nazionale.
Non a Melissa, però, dove si ricorda puntualmente l'evento, non dimenticando i primi contadini calabresi caduti per mano della polizia nel dopoguerra. Nella foto, la manifestazione a Crotone in ricordo dei 25 anni della strage.

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29 Oct, 16:57


Il 28 ottobre la “Marcia su Roma” raggiungeva i suoi obiettivi.
Vittorio Emanuele III si rifiutava di dare il via allo stato d’assedio che Luigi Facta, presidente del Consiglio, gli aveva sottoposto, consegnando di fatto l’Italia in mano al fascismo.
Nei giorni precedenti quattro colonne di camicie nere si erano mosse alla volta della capitale, mentre gruppi più piccoli, in tutte le principali città, attaccavano i palazzi istituzionali e più o meno simbolicamente prendevano possesso delle regie prefetture.
Il 29 il re telegrafava al futuro duce che, invece di guidare la marcia, aveva preferito attenderne gli esisti a Milano.
Ormai fuori dalla città erano accampate almeno settantamila camicie nere che attendevano solo il via libera per entrare: l'accesso fu dato quando Mussolini e Vittorio Emanuele III si accordarono sulla formazione del nuovo governo.
Non tutti però a Roma accolsero in silenzio l’entrata dei fascisti in città.
I primi scontri si verificarono nei pressi di Borgo Pio, già dal 29, quando i fascisti vennero accolti a lanci di pietre, tegole e qualche revolverata. Poi alcune colonne delle camicie nere decisero di passare per San Lorenzo, un quartiere fortemente popolare, nel quale si erano verificati più volte conflitti piuttosto duri tra i seguaci di Mussolini e gli antifascisti. Inizialmente per impedire gli scontri il generale Caselli, al comando dei granatieri, cercò di parlamentare con entrambi gli schieramenti, ma mentre quelli di San Lorenzo dissero che non avrebbero attaccato se non provocati, i fascisti non vollero cambiare itinerario. Alla fine la battaglia divenne inevitabile. Secondo alcuni resoconti a sparare per primi furono gli operai di San Lorenzo, secondo altri invece l’attacco arrivò dalle camicie nere. Fatto sta che inizialmente gli antifascisti ebbero la meglio. Presto però gli uomini di Mussolini tornarono più numerosi ed attaccarono parecchi edifici in tutto il quartiere uccidendo 13 persone e ferendone oltre 200. Gli scontri non finirono a San Lorenzo ma si rinnovarono al Tuscolano, sulla Prenestina e la Nomentana, dove gruppi variegati di antifascisti attaccarono diversi drappelli di camicie nere provocando morti e feriti.
La sorte di quei giorni era però segnata e le iniziative individuali e di gruppo non poterono fermare l’ingresso dei fascisti in città che raggiunse il suo apice con la sfilata davanti al Quirinale, all’epoca sede del sovrano.
Ma se la Marcia su Roma, da un lato, rappresenta il raggiungimento di un traguardo fondamentale per il fascismo, dall’altro gli episodi di aperta ostilità che si verificarono nella capitale e in molte altre città rappresentarono i primi autentici atti di Resistenza nei confronti della deriva autoritaria che il paese stava imboccando a passi sempre più rapidi.

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28 Oct, 11:21


L'ANC fa una crida a reprendre el camí a partir de la Declaració de la Independepència
https://www.llibertat.cat/2024/10/l-anc-recorda-que-la-declaracio-d-independencia-es-el-darrer-acte-de-sobirania-del-parlament-57237

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28 Oct, 06:25


Fuera nazis!!!! 🏴

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28 Oct, 06:25


https://youtu.be/IHo5PmXbo4E?si=tGt1EO0i4hwvfUlb

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28 Oct, 06:21


https://www.europapress.es/internacional/noticia-alemania-exporto-israel-doble-material-belico-anuncio-informe-exteriores-20241024114807.html

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28 Oct, 05:40


https://www.youtube.com/live/3RKb3leru0s?si=ImVboceBnt7cxcHF

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27 Oct, 08:54


Remì Fraisse era nato a Tolosa il 31 agosto del 1993, ed era stato cresciuto con un amore sconfinato per l'ambiente. I genitori erano ecologisti e gli trasmisero la passione per queste tematiche, che approfondì tramite l'attivismo ed anche gli studi, iniziando un corso di laurea in biologia.
Tutto comincia quando la Francia inizia a valutare la possibilità di costruire una diga sul fiume Tescou nel dipartimento della Garonne, nella Francia meridionale. Un progetto che avrebbe portato vantaggi ai grandi proprietari terrieri dell'area facilitando l'irrigazione dei latifondi agricoli portando, allo stesso tempo, danni consistenti ad un ecosistema variegato e all'espulsione dalle terre di decine di piccoli contadini della zona.
L'ennesima "grande opera" a vantaggio dei soliti la cui costruzione venne decisa dall'alto e senza alcuna partecipazione dei diretti interessati. Il progetto inizia ad essere discusso nei primi anni di questo decennio e subito partono le proteste dei piccoli agricoltori e delle associazioni ambientaliste. La tensione diventa sempre più alta nel corso degli anni e raggiunge il culmine nell'ottobre del 2014 quando migliaia di manifestanti si accingono ad occupare l'area dove dovrebbero sorgere i primi cantieri.
Il governo socialista di Hollande reagisce inviando migliaia di agenti a presidiare la zona. Nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre gli scontri raggiungono l'apice. Remì era con un gruppo di amici e si avvicinò ai poliziotti urlando contro la repressione in atto. Anche qui le fonti variano: secondo le forze dell'ordine il ragazzo stava lanciando addirittura una bomba molotov contro gli agenti. Bombe che non sono mai state ritrovate. Fatto sta che gli agenti decisero di reagire utilizzando granate di vario tipo, comprese quelle stordenti. Una di queste raggiunse Remì, incastrandosi tra la sua schiena e lo zaino. L'esplosione gli dilaniò la schiena e lo uccise praticamente sul colpo.
Quando i poliziotti non lo videro rialzarsi provarono a trascinarlo via lasciando una scia di sangue per terra. Le parole dell'ufficiale di polizia presente al momento della morte si commentano da sole: "Non devono sapere". Le indagini sull'accaduto passarono, come solito, sul corpo della vittima. Era ubriaco. Era un violento. Era un sociopatico. E lo Stato francese nel frattempo, nel gennaio 2018, ha assolto i poliziotti responsabili.
Ma la lotta contro la diga avrà in fine successo: il progetto verrà annullato circa un anno dopo la morte di Remì. Una lotta ed una vittoria che ha portato e porterà il suo nome, una vittoria pagata col sangue di un ragazzo che aveva deciso di lottare per l'ambiente e per i diritti di tutti.

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25 Oct, 14:25


https://youtu.be/Cb_2vZwprQc?si=-X-jvb85gpCthfSH

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25 Oct, 14:19


https://youtu.be/pW-Io3DoalY?si=VL-GDR1nnTsRufLt

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25 Oct, 13:09


Anti-war mural in Jerusalem

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25 Oct, 12:18


WELCOME TO EXARCHEIA 🏴🚩

• old video

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25 Oct, 12:18


In addition to the staggering budget devoted to this agency, the work of Frontex agents is undermining the lives of individuals. For this anniversary, the Abolish Frontex collective wants to focus on lives and not candles, with 20 reasons to abolish Frontex:
https://freedomnews.org.uk/2024/10/25/frontex-20-years-of-human-rights-violations/

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25 Oct, 12:18


Alerta ! Alerta ! Antifaxista

Batasun Antifaxista E.Hn

Gure indarra... Batasuna

Ernai, Intziri, Bilgune Feminista, Donostiako Piratak, Donostialdeko Ehgam, Bizilagunekin plataforma, Saretxe, Kaxilda, Piztu, Erratiko Camino, Amara Berriko Ilunki elkartea, Infermua Bizirik, Donostiako Transmaribollo asanblada, Donostia Palestina, Egia Bizirik, Sare Antifaxista, Euskal Herriko Kontseilu Sozialista, Itaia, GKS, Ikasle Abertzaleak, Txantxarreka gaztetxea, Txago, Kaleko afari solidarioak, Hiritarron Harrera sarea, Basajaun elkartea, Guztiontzako Egia Auzotar Sarea, Martuteneko Sarroeta Auzo elkartea, Martutene Bizirik, Birunda, Ongietorri errefuxiatuak, Komite Internazionalistak, ESK sindikatua, Letaman gaztetxea, Donostiako Askapena eta Aske.

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23 Oct, 14:22


https://youtube.com/shorts/PNiT3wR3ELI?si=S0K3DY8pMXR_Kjig

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23 Oct, 13:25


https://youtu.be/pXEwa2TVzM4?si=I8UT65hYYZ5hqgfE

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23 Oct, 09:47


Il 22 ottobre 2009 moriva Stefano Cucchi.
I FATTI CERTI ci dicono che:
1) il 15 ottobre Stefano Cucchi viene arrestato dai carabinieri e portato in caserma doveviene brutalmente pestato;
2) il giorno dopo viene visto dal Magistrato della convalida, dal PM, dal difensore d'ufficio e dalle guardie, e dopo l'udienza viene portato in cella;
3) il 22 ottobre muore in detenzione ospedaliera quando ormai pesa 37 KG e secondo i periti del primo processo era "in grave carenza di cibo e liquidi". Quindi ben 7 giorni dopo. Questo significa che Stefano Cucchi è stato lasciato morire dopo una straziante agonia lunga sette maledettissimi giorni, da tutti quelli (guardie, giudici, medici, assistenti ecc,) che lo avevano in custodia, e che sono pagati dallo Stato italiano per garantire l'incolumità fisica di chi viene appunto affidato alla loro custodia.

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22 Oct, 13:37


https://youtu.be/ULEUa-Inl_0?si=HBo5nZojnRDPM849

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22 Oct, 13:15


Stefano Cucchi, prima di essere l’immagine straziante di un corpo senza vita pieno di tumefazioni, era il ragazzo nella foto.
Classe 1978, geometra, lavorava a Roma nel quartiere Casilino. La sera del 15 ottobre del 2009 viene arrestato dai carabinieri per possesso di sostanze stupefacenti, nello specifico 20 grammi di hashish e una modica quantità di cocaina. Il ragazzo viene portato a casa dei genitori, dove viene effettuata una perquisizione senza esito: lì i genitori notano che è in buone condizioni fisiche. In seguito Stefano viene condotto in caserma dove trascorrerà la notte, durante la quale viene allertato il 118 per verificare il suo stato di salute. Dai resoconti Cucchi avrebbe rifiutato la visita. Il giorno seguente si tiene l’udienza per la convalida dell’arresto. I carabinieri consegnano il giovane alla polizia penitenziaria, che richiede una visita medica dalla quale emergono lesioni alla regione sacrale e alle gambe. I verbali riferiscono che Stefano non accetta una visita accurata. Il giudice intanto stabilisce la convalida dell’arresto e la detenzione a Regina Coeli. Lì riceve come da prassi la visita del medico del carcere che richiede immediatamente il ricovero all’ospedale Fatebenefratelli. Cucchi rifiuta e viene dimesso con diagnosi di fratture e numerose ecchimosi. Secondo i referti la causa di tutto sarebbe una caduta dalle scale.
Il giorno seguente gli viene imposto il ricovero, questa volta presso il reparto di medicina protetta del Pertini di Roma. L’amministrazione penitenziaria impedisce alla famiglia di fare visita al giovane che morirà alle 6 del mattino del 22 ottobre. Dopo il decesso e l’autopsia, le indagini preliminari dichiarano che la morte è conseguenza delle negligenze dei medici. Ma una perizia di parte civile evidenzia subito il nesso tra le mancate cure e le fratture/ecchimosi all’origine del decesso. Seguirà un lungo iter giudiziario che vedrà più volte, tra Appello e Cassazione, ribaltare i giudizi sulle responsabilità dei medici del Pertini. Nel 2018 con la riapertura delle indagini e un processo bis il carabiniere Francesco Tedesco, uno degli imputati, accusa i colleghi del pestaggio e sostiene di aver informato dell’accaduto alla stazione Appia con una nota. Nota che poi sarebbe stata fatta sparire. Alcuni militari e ufficiali dell’Arma entrano quindi come indagati nell’inchiesta. Nel luglio 2019 gli imputati sono stati rinviati a giudizio per vari reati legati al depistaggio delle indagini sulla morte di Cucchi: poche settimane fa il pubblico ministero Giovanni Musarò denunciava ancora tentativi di inquinamento delle prove. Mentre nel processo penale bis i medici sono stati assolti per prescrizione del reato a loro carico (omicidio colposo), i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono stati condannati per omicidio preterintenzionale.

Al caso Cucchi è dedicato uno dei nostri ultimi libri, La società dell'insicurezza: https://bit.ly/4eZ8qBN

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22 Oct, 08:19


El Concejo de Gobierno Comunitario Chilon, condena el asesinato de presbítero Marcelo Pérez Pérez y se solidariza ante este lamentable suceso
»»---> Enlace: https://www.federacionanarquista.net/el-concejo-de-gobierno-comunitario-chilon-condena-el-asesinato-de-presbitero-marcelo-perez-perez-y-se-solidariza-ante-este-lamentable-suceso/
El Concejo de Gobierno Comunitario Chilon, condena el asesinato de presbítero Marcelo Pérez Pérez y nos solidarizamos con los familiares de este lamentable suceso. El Concejo de Gobierno Comunitario de Chilon, expresamos nuestra más enérgica condena por el asesinato de... Lee mas
👉 @anarquismo

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22 Oct, 08:19


Modified street sign spotted in Portland, Oregon

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22 Oct, 08:19


Αλληλεγγύη στις καταλήψεις και στα διωκόμενα συντρόφια

• Τρίτη 22/10, 9.00 (κτήριο 12, αιθ.4) Δίκη συλληφθέντων από την ανακατάληψη της Ματρόζου 45

• Πέμπτη 24/10, 9.00 (κτήριο 8, αιθ. 2) Δίκη συλληφθέντων από τη μαχητική υπεράσπιση των Κατειλημμένων Προσφυγικών

10 100 1000 (ΑΝΑ)ΚΑΤΑΛΗΨΕΙΣ
ΚΑΤΩ ΤΑ ΧΕΡΙΑ ΑΠΟ ΤΙΣ ΚΟΙΝΟΤΗΤΕΣ ΑΓΩΝΑ

Οι υποθέσεις αυτές, άρρηκτα συνδεδεμένες μεταξύ τους στη βάση της αυτοάμυνας και της μαχητικής υπεράσπισης των κατειλημμένων χώρων αποτέλεσαν πραγματικούς φραγμούς απέναντι στα κατασταλτικά σχέδια του κράτους. Στεκόμαστε αλληλέγγυα στα συντρόφια μας και στηρίζουμε τα καλέσματα στην Ευελπίδων.

Συνέλευση Κατάληψης Στέγης Προσφύγων/Μεταναστών Νοταρά 26

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22 Oct, 06:01


https://www.elmundo.es/economia/2024/10/21/6712876de9cf4a797f8b4588.html

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22 Oct, 06:00


https://www.genbeta.com/actualidad/jefe-amenazo-a-trabajador-espanol-echarlo-se-apuntaba-a-sindicato-se-vera-justicia

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21 Oct, 14:57


https://youtu.be/sA_G-bgEPTE?si=MewRNHpeb1uQ2IRB

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20 Oct, 12:36


Droghe, la ‘ndrangheta in continua ascesa
Pubblicata finalmente la relazione della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga. Aumentano i sequestri, ma solo per la cannabis, aumentano i minori denunciati per spaccio. Le organizzazioni criminali, con la ‘ndangheta in continua ascesa, dimostrano di poter controllare i porti. L’articolo di Peppe Brescia per Fuoriluogo.it
https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/droghe-la-ndrangheta-in-continua-ascesa/

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20 Oct, 11:38


Manifestació a Ripoll contra l'extrema dreta i el govern municipal de Sílvia Orriols
https://www.llibertat.cat/2024/10/manifestacio-a-ripoll-contra-l-extrema-dreta-i-el-govern-municipal-de-silvia-orriols-57211

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20 Oct, 08:24


https://m.youtube.com/watch?v=Lp8Vlk-g2pY

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19 Oct, 09:17


Sotto le terre tra Argentina e Cile ci sono risorse preziose, petrolio, acqua, gas. Sopra le terre tra Argentina e Cile ci sono popolazioni che, così come le risorse che gli passano sotto i piedi, non guardano con troppo interesse ai confini decisi dagli stati-nazione. Sulle terre tra Argentina e Cile ci sono i Mapuche, che da secoli lottano per rimanere, liberi, su quelle terre che hanno abitato da quando chiunque possa averne memoria. Ci sono i padroni, su quelle terre, che come gli spagnoli di cinquecento anni fa spesso arrivano da lontano, con nomi ben precisi e volti puliti. E poi ci sono, sopra quelle terre, alcuni sotto, non si sa bene dove, migliaia di corpi, migliaia di teste e migliaia di bocche che in vita pensavano e urlavano contro lo scempio che i padroni stavano compiendo. Migliaia di desaparecidos, anche dopo la fine delle dittature militari, anche dopo che tutti hanno tirato un sospiro di sollievo perché i cattivi avevano perso. Tra queste migliaia c’è Santiago Maldonado, il cui corpo, purtroppo o per fortuna, è stato trovato, e ora sappiamo bene dov’è, anche se non sappiamo, ufficialmente, perché.
El Brujo aveva 28 anni nel 2017, e nemmeno a lui interessavano troppo i confini, le lotte di chi viene oppresso erano le sue, anche se non era un Mapuche. Era lì, quel 1 agosto, a Chubut, insieme ad altri manifestanti, per chiedere il rilascio di Facundo Huala, che proprio lì aveva tenuto insieme ad altri Mapuche un presidio contro lo sfruttamento indiscriminato delle terre da parte delle grandi compagnie ormai azioniste di maggioranza del territorio e della politica argentina; la manifestazione fu repressa dalla Gendarmeria, e Santiago pensò di scappare attraversando il fiume. E da lì scompare. La sua scomparsa dura per più di 70 giorni, fino al 18 ottobre, quando il suo cadavere viene ritrovato in un pozzo. Le incongruenze con una morte accidentale e non violenta, sostenuta da chi investiga sul caso e dai membri della Gendarmeria coinvolti, sono tante, e la famiglia di Santiago lotta da anni per sapere la verità.
Intanto chi vuole proteggere le popolazioni e la natura oppresse dalle stesse mani continua a sparire, mentre i volti dei responsabili ancora restano troppo puliti.

Cronache Ribelli