In Regno Unito si tassa l'agricoltura per comprare armi, in Italia le regolamentazioni soffocano il settore agricolo.
1) TASSARE GLI AGRICOLTORI PER COMPRARE ARMI
Il governo britannico vuoleimporre una tassa di successione del 20% sulle fattorie che siano valutate più di un milione di sterline. La tassa è un modo per andare a colpire le famiglie che vivono di agricoltura e che passano i propri terreni di generazione in generazione, in modo che siano costretti a vendere parte delle terre per pagarla. Attualmente in Inghilterra gli agricoltori sono esentati da questa tassa, e Starmer vorrebbe rimuovere l'esenzione perché vuole usare i fondi derivati dalle tasse per finanziare il sistema sanitario nazionale, ma in realtà le cose stanno diversamente: la proposta di questa riforma fiscale arriva in concomitanza rispetto alla decisione da parte dell'intero governo del Regno Unito di aumentare le spese per la difesa (1, 2, 3, 4). Nonostante gli UK abbiano già raggiunto l'obiettivo di spendere il difesa il 2% del PIL, vogliono andare oltre e arrivare almeno al 2.5% del PIL in pochi mesi, questo perché loro sostengono che a prescindere dal fatto che si raggiunga la pace in Ucraina, Putin rimarrà lì e rimarrà una minaccia esistenziale per l'Europa. Del resto il Regno Unito sta per inviare altri 150 milioni di sterline all'Ucraina. Pressioni provenienti dal mondo militare vorrebbero aumentare le spese per la difesa ancora di più, ma al momento si parla di spendere "solo" il 2.5%.
2) LA PROTESTA A LONDRA
Gli agricoltori hanno bloccato le strade di Londra intorno agli edifici del parlamento. La protesta è stata organizzata da Save British Farming dopo aver raggiunto le 151mila firme in una petizione online, ed era indirizzata a far capire che tassando ulteriormente gli agricoltori ne risentirebbe tutta l'industria alimentare e potrebbe comportare anche la chiusura di alcuni allevamenti, visto che attualmente i margini di profitto degli agricoltori inglesi sono piccolissimi e ulteriori tasse scoraggerebbero investimenti nel settore dell'agricoltura. Molti sarebbero costretti a vendere addirittura la metà delle proprie proprietà per poter far fronte alla tassa, e il terreno rimanente non sarebbe abbastanza neanche per il sostentamento personale. Questa riforma fiscale arriverebbe inoltre in una situazione dove gli agricoltori hanno un'età media molto avanzata, quindi dove i passaggi di eredità nel prossimo futuro saranno anche molti. Nonostante l'ampio supporto della popolazione in favore delle proteste, i giornali mainstream inglesi ne parlano a stento e quelli che lo fanno, invece di intervistare i manifestanti, intervistano gente a caso che dichiara di essere infastidita dalla protesta perché gli hanno occupato il parcheggio della macchina, presentando in cattiva luce gli agicoltori. I media italiani hanno quasi del tutto ignorato la protesta, e i pochi che ci hanno dedicato un articolo (1, 2, 3) lo hanno fatto utilizzando la solita e ormai vecchia retorica della protesta pilotata dall'estrema destra il cui unico fine è avere consenso politico.
3) LA PROTESTA A MILANO
A Milano gli agricoltori sono andati sotto il palazzo della Regione perché lo status economico dell'agricoltura italiana è critico. I profitti sono sempre meno e sono costretti a produrre a basso costo perché non riescono più a pagare le spese per portare a termine le colture. Molte aziende non sono più remunerative e quindi chiedono delle misure straordinarie per mandare in deroga delle regole dannose per il settore (1, 2, 3, 4). Il fine sarebbe evitare il fallimento dell'agricoltura italiana, visto che molte imprese sono state chiuse e molte altre sono a rischio di chiusura.
CONCLUSIONI
L'attacco all'agricoltura è la prima linea di intervento per destabilizzare e indebolire un Paese: intaccandone il settore primario lo si rende incapace di provvedere al proprio fabbisogno alimentare, si genera aumento dei prezzi e ostacola la crescita demografica.
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