Per chi avesse visto la recente puntata di Report su Fico e su Bologna, condivido la posizione del nostro Assessore all’Urbanistica Raffaele Laudani, che chiarisce bene il lavoro e la visione della nostra giunta. Buona lettura.
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"UN'IDEA DIVERSA DI CITTA'
La recente trasmissione di Report su Oscar Farinetti e il progetto FICO ha riportato i riflettori su un’area – quella a nord del Pilastro attorno al CAAB – su cui dalla fine degli anni Sessanta si sono concentrate molte ipotesi di sviluppo urbanistico.
Per prima cosa, voglio chiarire con nettezza che quell'idea di città e quel quadro di relazioni che la trasmissione rappresenta non ci appartiene. Il Sindaco, la Giunta e la maggioranza in Consiglio Comunale che la sostiene si sono candidati per un progetto di cambiamento e per un progetto di città nuova, per una Bologna che metta al centro le persone e l'ambiente, non altri interessi.
Non è questa la sede per ricostruire nei dettagli quella storia, ma è utile ribadire un punto sostanziale che Report e i vari “esperti” che sono intervenuti hanno omesso di dire. In quell’area della città sono già presenti significative previsioni e capacità edificatorie sancite da convenzioni urbanistiche ancora vigenti. Non si tratta quindi, come il servizio di Report lascia intendere, di nuove varianti urbanistiche e capacità edificatorie a cui, più o meno segretamente, sta lavorando l’attuale amministrazione, bensì di previsioni che l’attuale Giunta e coalizione di governo hanno ereditato da almeno tre mandati amministrativi. Ipotesi che - per quanto ci riguarda - fanno parte di una visione di città del passato, non più coerente con i bisogni e le strategie attuali.
Dall’inizio del mandato abbiamo proposto una direzione diversa, che sul piano urbanistico si è concretizzata nella cosiddetta “Via della Conoscenza”, lungo l’asse nord-ovest della città. Abbiamo posto al centro dell’azione di governo nuove sfide (pressione abitativa, cambiamento climatico, rigenerazione delle aree dismesse, rinverdimento e desigillazione), ancora più urgenti dopo i recenti fatti alluvionali. Abbiamo proposto anche un nuovo modello di governo delle trasformazioni che, in discontinuità con gli ultimi venti anni, prova a rinnovare la tradizione bolognese dell’urbanistica riformista alla luce di queste nuove sfide, riaffermando il primato della città pubblica, intervenendo sulla rendita, innescando le trasformazioni con investimenti diretti e poi chiamando i privati a investire sulla città, con progetti coerenti con gli obiettivi pubblici fissati dall’amministrazione.
Siamo consapevoli che quest’idea di città e di governo delle trasformazioni trovi ancora molte resistenze e che esista una pulsione alla “conservazione” che attraversa trasversalmente categorie e mondi della città. E tuttavia siamo convinti che il modo in cui si risolverà questa dialettica tra “innovazione” e “conservazione” sarà decisiva per rispondere alle sfide epocali con cui anche la nostra città deve confrontarsi e determinerà anche nuovi assetti di potere in città. Perché la politica è potere. Il punto è come lo si esercita. Noi non abbiamo dubbi su come posizionarci in questa partita, di cui lo sviluppo urbanistico del quadrante est è in fondo un epifenomeno.
Abbiamo ben chiaro che in quel quadrante della città ci sono ancora nodi, interessi e diritti irrisolti, che il modo in cui si risolveranno non è indifferente per gli equilibri della città , e che non è mettendo la testa sotto la sabbia, facendo finta che non esistano, che si governa una città. Ma vogliamo farlo a partire dal progetto di città che abbiamo definito e che vogliamo realizzare. Men che meno saremmo disponibili ad avallare operazioni immobiliari speculative per risolvere le criticità del vecchio progetto FICO.
Ad oggi, per concludere, non c’è un’ipotesi da parte privata che dal nostro punto di vista risponda a questi requisiti e che ci convinca.