🕯✨IL SANTO DEL GIORNO✨🕯
SAN GIOVANNI PAOLO II
22 Ottobre
Di solito, perché uno sia ufficialmente dichiarato santo, ne deve passare di acqua sotto i ponti del Tevere, con il rischio che il suo ricordo si disciolga nel vischioso amalgama del tempo. Poche le eccezioni. Una ha riguardato papa Giovanni Paolo II, scomparso nel 2005. Con lui la burocrazia vaticana ha bruciato i tempi, accogliendo l'appello lanciato a gran voce dalle centinaia di migliaia di persone accorse a Roma a rendergli l'estremo riconoscente: «Subito santo!».
Il ricordo del papa venuto dall'Est è ancora vivissimo nel cuore e nella memoria di moltissimi. Chi ha qualche anno di più lo ricorda affacciato al balcone di San Pietro, sconosciuto cardinale di Cracovia, rivolgere con voce robusta ben impostata e in un italiano un po' acerbo, il primo saluto ai fedeli romani, dopo la sua elezione a sommo pontefice. Queste le parole con cui ha inaugurato il suo pontificato, il 22 ottobre 1978: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!».
Il suo è stato un pontificato lunghissimo, intenso e soprattutto missionario. Tantissimi i viaggi da lui intrapresi per incontrare lì dove vivono i cristiani di tutto il mondo e irrobustirli nella fede e sostenerli con la vicinanza nella carità.
Aperto al dialogo con tutti, in particolare con le altre religioni, i cui rappresentanti egli ha voluto incontrare ad Assisi, nel 1986, per pregare insieme per la pace nel mondo.
Attento ai giovani, che ricambiavano le sue attenzioni accompagnandolo e sostenendolo con il loro tonificante entusiasmo, specie nell'ultima fase della sua vita, debilitato dall'età e dalla malattia. A volte deciso, come nella Valle dei Templi ad Agrigento, quando, rivolgendosi ai mafiosi con inattesa durezza, ha invocato su di loro l'ira di Dio, se non si fossero convertiti. O quando ha puntato il dito minaccioso contro Augusto Cardenal, il mite monaco e poeta venezuelano, esponente della teologia della liberazione per lui, uomo vissuto sotto il regime comunista, pericolosamente imbevuta di marxismo rivoluzionario.
Autorevole e decisivo sullo scacchiere mondiale, tanto che gli viene riconosciuto un ruolo importante nella caduta del regime comunista in Polonia, sua patria, e poi nel resto della galassia sovietica.
BIOGRAFIA
Karol Wojtyla nacque a Wadowice, in Polonia, il 18 maggio 1920, ultimo di tre figli. Visse un'infanzia tranquilla in un paese mai tranquillissimo. A tempo debito, ricevette i sacramenti dell'iniziazione cristiana e si iscrisse alle scuole fino all'università Jagellonica di Cracovia, nel 1938. L'anno seguente la Polonia fu occupata dalle truppe del Terzo Reich: mise fine alla libertà e ad ogni attività culturale. Le università chiusero i battenti e Wojtyla si dovette mettere da parte i libri e cercarsi un lavoro, che trova prima in una cava e poi nella fabbrica chimica Solvay. Così si guadagnò da vivere evitando così la deportazione in Germania.
Continuò nella clandestinità coltivando interessi culturali, come la passione per il teatro. Gli piaceva calcare le scene e nel 1939 recitava nell'opera fiabesca Il cavaliere al chiaro di luna, messa in scena da una compagnia sperimentale, il Teatro Rapsodico. Intraprese anche lo studio delle lingue. Un'altra vocazione, nel frattempo, faceva breccia nel suo cuore, la vocazione sacerdotale, cui diede seguito iscrivendosi nel 1942 ai corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia.
La vocazione ebbe origine da un incidente occorsogli nel febbraio 1944. Stava rincasando dal lavoro quando un camion tedesco lo investì. Uscì malconcio dall'incidente: trauma cranico acuto ed escoriazioni varie, una ferita alla spalla curata in due settimane d'ospedale. Vide nell'essersela cavata un segno della chiamata del Signore.
Visse la tragedia del suo popolo.